L’Aquila, una ricostruzione senza barriere. Un scala, un gradino, una rampa troppo ripida, un ascensore senza il cosiddetto “cicalino” che segnali il piano a cui si sta salendo.
Un marciapiede senza scivolo, un palo della luce che spunta proprio sul marciapiede. Una buca, un selciato di brecciolino. Sono infiniti dentro una città gli ostacoli alla libertà di movimento di una persona disabile, le cosiddette barriere architettoniche che rendono un luogo inaccessibile e invivibile. Ecco che la ricostruzione dell’Aquila e dei Comuni del cratere sismico può diventare un’occasione per abbattere queste barriere. Un salto culturale ancora lontano, come spiega Adriano Perrotti, componente della Sidima, la società italiana dei disability manager, con cui un ANNO fa l’Ufficio speciale per la ricostrzuione del cratere sismico ha firmato un protocollo d’intesa finito nel nulla. Un aiuto alle istituzioni sono le figure dei disability manager.
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