A Teramo, secondo rinvio a giudizio per il poliziotto che, sei anni fa, sparò e uccise un giovane albanese, presunto ladro, dopo un breve inseguimento.
Sono passati sei anni dalla morte di Qerimi Klodian, colpito da uno dei colpi di pistola esplosi da un poliziotto nel corso di un inseguimento. Il percorso giudiziario però non è ancora concluso, visto che si torna un’aula con un nuovo processo. Questa mattina il gup Roberto Veneziano nell’ambito dell’inchiesta bis scaturita da quella vicenda, ha rinviato a giudizio il poliziotto Alfredo De Concilio, di 41 anni, che all’epoca dei fatti era in servizio nella squadra volante di Teramo. De Concilio è accusato di omicidio colposo per eccesso di legittima difesa. Il poliziotto era già finito a processo per la morte del giovane albanese, ma nel corso del dibattimento, era il 2015, il giudice Flavio Conciatori aveva rinviato gli atti alla Procura affinché verificasse se esistevano i presupposti per una diversa imputazione, dato che alcune testimonianze avevano sollevato dubbi sulla ricostruzione dei fatti. L’apertura del nuovo fascicolo e l’avvio di nuove indagini hanno portato il pm Davide Rosati a confermare l’accusa di omicidio colposo a carico di De Concilio e a chiedere il nuovo rinvio a giudizio. Il processo si aprirà il prossimo 2 aprile.
I fatti contestati risalgono al 12 novembre del 2012: nel corso di un servizio di vigilanza a Castelnuovo, frazione di Castellalto (Teramo), dove erano stati registrati numerosi furti, il poliziotto aveva intercettato una Mercedes con a bordo 4 persone, segnalate alla Questura come i presunti autori di numerosi furti in abitazione. Il poliziotto e il collega al suo fianco avevano inseguito l’auto ed erano finiti in una strada chiusa. Dall’arma in dotazione a De Concilio partirono cinque colpi di pistola, uno dei quali raggiunse Qerimi Klodian mentre stava cercando di scendere dall’auto. Il poliziotto si è sempre difeso sostenendo di avere sparato dopo essersi accorto che uno dei malviventi in fuga gli puntava contro una pistola (poi ritrovata in una siepe, senza caricatore). Al poliziotto viene contestato di avere causato il decesso del ragazzo “per colpa determinata da imprudenza, negligenza ed imperizia e dalla violazione delle tecniche operative in uso alla polizia di stato, nonché a causa dell’eccesso nell’uso dell’arma corta in dotazione”.
(Immagine di repertorio)