Brioni, i 321 esuberi verso la cassa integrazione

I sindacati e le Rsu di Brioni si sono riunite, ieri, nella sede di Confindustria Chieti-Pescara per il secondo tavolo tecnico sulla vertenza in corso, assieme al rappresentanti della storica “maison” e dell’associazione degli industriali.

All’ordine del giorno il confronto sulla gestione degli ammortizzatori sociali. In ballo il futuro di 321 lavoratori dello storico marchio dello stabilimento di Penne. Al vertice di ieri, oltre ai sindacati e alla Rsu, hanno preso parte, per la “maison” d’alta moda Pierpaolo Petrucci, dirigente delle Risorse umane, con il funzionario Massimo Cervellini che ha rappresentato Confindustria Chieti-Pescara.

“Il percorso tracciato – scrivono in una nota Antonio Perseo Filctem CGIL, Leonardo D’Addazio Femca CISL e Debora Del Fiacco Uiltec Ull, prevede dapprima l’utilizzo della Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria Covid 19. Parallelamente alla non opposizione del licenziamento e/o al prepensionamento, sarà attivata una richiesta per proseguire con un anno di Cassa integrazione straordinaria. Relativamente agli ammortizzatori sociali – proseguono i sindacati – siamo molto preoccupati anche alla luce delle ultime novità emerse sulla stampa in merito al blocco dei licenziamenti, che sembrano essere non più derogati fino ad agosto. L’impianto dell’accordo è in fase di costruzione e focalizzato su un incentivo modulato a seconda la tempistica di uscita e alla vicinanza ai requisiti pensionistici. Ribadiamo con forza e ci rivolgiamo al tavolo del Mise e a tutti gli attori partecipanti di agire concretamente e celermente per orientare la vertenza alla migliore soluzione possibile, con l’obiettivo di limitare l’impatto sociale. Noi faremo la nostra parte fino in fondo per salvaguardare il maggior numero di posti di lavoro possibili. A proposito di questo, faremo una nuova assemblea sindacale con le stesse modalità, via Web, nella mattinata di martedì del primo giugno”.

Insomma c’è il rischio che gli stabilimenti Brioni dell’area vestina, non solo Penne, anche Montebello di Bertona e Civitella Casanova, possano perdere centinaia di posti lavoratori. Si pensa a quanto accaduto cinque anni fa, quando dai 405 esuberi previsti ne uscirono circa 150, con il resto dei lavoratori a orario ridotto. Oggi, però, la la situazione appare più complessa. Non sarebbe infatti possibile riflettere su un’altra riduzione di orario per salvaguardare i posti, visto che i 321 esuberi sono calcolati già su un orario medio lavorativo di 34 ore settimanali.

 

 

Fabio Lussoso: