Pagliuca: la nostra associazione è chiamata a fare cultura d’impresa, una NUOVA cultura d’impresa.
Da rivoluzione analogica a rivoluzione digitale. Il Presidente di Confindustria Chieti Pescara Silvano Pagliuca dopo aver tenuto la sua relazione ha dialogato con Alessio Lo Russo, Ceo di Roboze creando un intenso momento di confronto sui temi legati all’innovazione e alla digitalizzazione, una riflessione sui mutamenti e sulle trasformazioni che stanno investendo non solo il mondo dell’impresa, ma l’intero contesto politico e sociale. Tantissimi imprenditori, autorità e rappresentanti delle istituzioni che hanno affollato la sala D’Annunzio dove Roboze ha installato una delle stampanti 3D più precise al mondo, che propone soluzioni cruciali per settori come l’aerospazio, il motor sport e la difesa.
Lo sentiamo ripetere da anni: l’innovazione è un passaggio obbligato per aumentare la competitività delle imprese. Niente di più vero, ma la parola innovazione di oggi non è un’innovazione tecnologica, quella ormai deve essere data per scontata e guai se dovessimo ancora tornare su questi concetti e sull’importanza che rivestono e che sono stati slogan partiti almeno 15 anni fa. Oggi la vera innovazione risiede nel pensiero. Dobbiamo innovare il nostro modo di pensare, diversamente non ci sarà tecnologia che tenga. Anche qui la nostra associazione è chiamata a fare cultura d’impresa, una NUOVA cultura d’impresa. Da rivoluzione analogica a rivoluzione digitale: facciamo viaggiare i dati e non le persone. La digitalizzazione riguarda tutti. Riguarda le imprese, i cittadini ma soprattutto la Pubblica Amministrazione. Una P.A. che funziona e che semplifica agevola indirettamente il lavoro di tutti, soprattutto la vita delle imprese, rendendoci più competitivi e produttivi. Non dimentichiamoci che la digitalizzazione trova nella PA il vero motore.
In Abruzzo questa della semplificazione, purtroppo, sta diventando solo uno stanco ritornello a cui nessuno reagisce più. Su questo dovremo essere intransigenti e porre azioni di presidio continuo al fine di pretendere ciò che in altre regioni è già realtà.
Per risolvere abbiamo bisogno di cultura del digitale, a partire da una pubblica amministrazione capace di erogare servizi. Su questo dovremo essere intransigenti.
Per innescare la digital transformation dell’abruzzo occorre essere consapevoli del fatto che questa rivoluzione non è come quelle che l’hanno preceduta.
Con l’avvento dell’elettricità vi è stata una “rivoluzione analogica” mentre oggi “la rivoluzione è digitale”. Vi faccio un esempio su tutti che vi faccia capire cosa intendo: Con l’elettricità il cittadino qualunque, istruito o di bassa istruzione, il ragazzo, l’anziano, insomma chiunque capiva immediatamente che per accendere una lampadina bastava cliccare un interruttore, non gli era richiesto altro. Oggi il passaggio alla cultura digitale impegna la cultura in modo strutturale e pervasivo. E’ necessario che la cultura parti dal basso verso l’alto perchè solo così si creerà la giusta massa critica.
Bisogna tenere presente che questo percorso è il più difficile poichè il ns. paese soffre di degiovanimento. e quindi pensare ad una fetta importante degli attori ai quali bisognerà spiegare la digitalizzazione. Paese anziano con un fenomeno di degiovanimento pesantissimo, 12 ml.nella fascia 20-40 (4,5 Ml. Meno della Francia) Fascia da 55 in su più di 20 Ml. Quindi propensione al cambiamento pressoché nullo. nel Regno Unito, dove (dati Commissione UE), le persone che possiedono competenze digitali di base o superiori sono il 72,8% (in Italia il 46,5%), chi non è mai andato su Internet è il 5,5% (in Italia il 31,5%), e gli utenti “frequenti” di Internet sono all’81,5% (in Italia al 58,5%). Regno Unito che con la sua iniziativa “Go-on-UK” è un riferimento europeo e internazionale come impegno verso il superamento del gap nella popolazione rispetto alle competenze digitali.
Primo. Per effetto dello sviluppo tecnologico e dell’intelligenza artificiale il mondo delle professioni e del lavoro si sta trasformando radicalmente. entro dieci-vent’anni la radicale trasformazione del 50% delle professioni in Europa.
Secondo. Il passaggio da una società industriale a una società “digitale” è sotto gli occhi di tutti. Ieri grandi industrie realizzavano enormi profitti impiegando svariate migliaia di lavoratori per produrre beni e servizi materiali, “pesanti” (labour intensive). Oggi le grandi aziende producono beni immateriali, “leggeri” (capital intensive), sfruttando le potenzialità della tecnologia e dell’automazione.
Morale: profitti strabilianti e indice di occupazione ridotto.
Terzo. Per effetto dei cambiamenti che abbiamo esposto, il rischio che la disuguaglianza cresca ancora di più è alto. Secondo il Rapporto Oxfam il mondo è sempre più diseguale. Nel 2017 le 8 persone più ricche al mondo detenevano l’equivalente della ricchezza posseduta dalla metà più povera della popolazione mondiale, ovvero 3,6 miliardi.
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