Dall’inchiesta sulla tragedia dell’hotel Rigopiano emerge un’altra telefonata con una richiesta di aiuto, effettuata alla Prefettura di Pescara senza alcun esito.
Giovedì sono previsti i primi interrogatori per il secondo fascicolo dell’inchiesta sulla tragedia, quella del “depistaggio” sulle telefonate di richiesta d’aiuto dall’hotel alla Prefettura.
La seconda telefonata alla Prefettura sarebbe stata fatta da un amico del cameriere Gabriele D’Angelo, intorno alle ore 14,48: la comunicazione con un operatore della Prefettura sarebbe durata 4 minuti, durante i quali sarebbe stato chiesto l’invio di mezzi spazzaneve per liberare la strada. Ma anche questa segnalazione sarebbe caduta nel vuoto.
L’indagine, condotta dai Carabinieri Forestali, parte dalla telefonata del cameriere D’Angelo alle ore 11,38 del 18 gennaio di due anni fa in Prefettura, non registrata sui brogliacci ufficiali. Era stato lo stesso cameriere dalle ore 14:30 in poi a sollecitare un suo amico della Croce Rossa, che si trovava presso il Coc di Penne, a contattare nuovamente la Prefettura. L’amico in un primo momento avrebbe risposto con un messaggio whatsapp: “La Prefettura non risponde, naturalmente chiamerò di continuo per ora non so dirti di più”. Il contatto sarebbe poi stato trovato alle 14,48, ma senza alcun esito.
Intanto è stata depositata l’informativa conclusiva dei Carabinieri Forestali di Pescara nell’ambito delle indagini sulla tragedia di Rigopiano a conclusione delle indagini; i militari, a seguito di un ulteriore esposto dell’avvocato Emanuela Rosa, legale della parte offesa Francesco D’Angelo, hanno ultimato gli accertamenti sul COC di Penne e sui volontari della Croce Rossa di Penne che ricevettero le chiamate di soccorso di Gabriele D’Angelo.