L’Aquila, a scuola di Costituzione con Giorgio Lattanzi. Secondo il vice Presidente della Corte Costituzionale la scuola non ha adeguata preparazione in materia. ‘I 139 articoli dovrebbero essere breviario giuridico cittadino’
A scuola di Costituzione con Giorgio Lattanzi. “È molto importante andare nelle scuole a parlare di Costituzione, nell’ottica in cui la Corte costituzionale esce finalmente dal suo palazzo e non appare agli occhi dei cittadini come un corpo a sé. Non c’è a scuola un’adeguata preparazione costituzionale, i 139 articoli dovrebbero essere il breviario giuridico di ogni cittadino”.
Lo ha detto Giorgio Lattanzi, vice presidente della Corte costituzionale, che ha partecipato oggi all’Aquila, a una lectio magistralis nell’aula magna del liceo Classico “Cotugno”, davanti agli studenti del quarto e quinto anno. L’incontro rientra nel progetto “Viaggio in Italia: la Corte costituzionale nelle scuole” promosso dalla Consulta e realizzato con il supporto del ministero dell’Istruzione. Lattanzi, che è stato accolto dall’inno nazionale suonato dall’orchestra a fiati composta dagli studenti dell’indirizzo musicale, ha rimarcato che, “settant’panni sembrano tanti, eppure la nostra è una Costituzione giovane, e quest’anno la ricordiamo insieme a un’altra pagina triste della storia contemporanea, ovvero la promulgazione delle leggi razziali del 1938”. Lattanzi ha definito quel periodo storico come, “il più buio del nostro ordinamento, fatto di un insieme di norme che, se le vediamo adesso, non solo ci sembrano ingiuste, ma sono demenziali”.
“Per questo è stato importante – ha ribadito – aprire un nuovo periodo, democratico, con una Carta con la funzione di garantire per tutti, evitando che chi la pensi in modo diversi possa prevaricare l’altro”. La Costituzione è “come una bella donna di 70 anni e senza rughe che ha portato, poi, a questa istituzione, la Corte Costituzionale, che io vedo come un arbitro, super partes, anche sulla scena politica”. E ha concluso ricordando come “l’eccesso di tutela è importante affinché non si torni indietro. Stiamo vedendo cose che non vorremmo vedere, anche fuori dalla nostra realtà, che pongono limiti alle garanzie di libertà fondamentali e anche al lavoro dei giudici”.