Sequestri per diversi milioni di euro e decine di persone iscritte nel registro degli indagati: a L’Aquila la maxi inchiesta sui furbetti della ricostruzione ha numeri esorbitanti.
A più di sette anni dal terremoto del 2009 si tirano le somme della maxi inchiesta della procura della Repubblica dell’Aquila sui “furbetti” della ricostruzione, persone sospettate di aver compiuto degli illeciti per ottenere contributi per il recupero degli immobili danneggiati. I casi individuati sarebbero una cinquantina; le indagini riguardano sia i proprietari di immobili beneficiari dei contributi, sia i tecnici che hanno istruito le pratiche. L’inchiesta, coordinata dai sostituti procuratori Simonetta Ciccarelli e Fabio Picuti, entrerà nel vivo nelle prossime settimane. Finora sono stati effettuati quattro sequestri per circa 1 milione di euro, l’equivalente della somma erogata finora sulla base di “false certificazioni”, con complessivi cinque indagati. Su questo punto a condurre le indagini è stato il Corpo Forestale dello Stato, mentre la Guardia di finanza che ha effettuato i sequestri. Le Fiamme Gialle, con il nucleo di polizia Tributaria del comando provinciale dell’Aquila, hanno condotto la parte più cospicua. Il metodo investigativo, collaudato, è basato sull’incrocio dei dati tra la residenza formale di chi riceve contributi e la dimora abituale. Gli investigatori, secondo un modo di procedere definito “progetto pilota”, hanno scandagliato complessivamente circa 20.000 pratiche. Le statistiche sono state desunte dalla consultazione delle banche dati dei vari uffici che operano sul territorio, in particolare gli uffici speciali per la ricostruzione dell’Aquila (Usra) e del “cratere” (Usrc), il Comune capoluogo e gli uffici dei Vigili del fuoco. Sarebbero emerse contraddittorietà nelle dichiarazioni rese dai cittadini in occasione delle richieste di indennizzo avanzate a vario titolo nei confronti del Comune: beni mobili danneggiati, contributo autonoma sistemazione, riparazione di immobile, richiesta recupero beni. Il monitoraggio è partito lo scorso anno su input dell’ex procuratore capo, Fausto Cardella, da alcuni mesi procuratore generale a Perugia. I primi sequestri sono stati disposti dai giudici per le indagini preliminari presso il tribunale dell’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella e Guendalina Buccella, su istanza dei pm Ciccarelli e Picuti.
Il servizio del Tg8