Nel centenario della sua nascita (23 settembre 1916), il centro studi “Aldo Moro”, ha ricordato all’Aurum la figura dello statista, tra vita, politica e i dubbi che restano sulla sua morte.
Lo statista pugliese è ritenuto l’uomo più importante dopo Alcide De Gasperi per la democrazia italiana, e la sua tragica fine, nel 1978, segnò per sempre la storia dell’Italia repubblicana. Il Centro Studi “Aldo Moro” di Pescara ha voluto rievocarne la figura, fissando un appuntamento dal titolo “Per non dimenticare… anzi per ricordare”. Il pensiero e l’insegnamento di Aldo Moro a cent’anni dalla nascita, nell’incontro dibattito che si è svolto all’Aurum.
Dopo l’introduzione di Giorgio Di Carlo, tra l’altro amico di Moro, e i saluti del Sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, del Presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, e del Presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, i cui enti hanno concesso il Patrocinio, si è passati alle relazioni di Stefano Trinchese e Rocco D’Alfonso. Il presidente D’Alfonso ha parlato di Moro come un gigante della democrazia. Le conclusioni del convegno sono state affidate al professor Guido Formigoni che ha presentato e illustrato i contenuti del suo libro Aldo Moro. Lo statista e il suo dramma, con i dubbi legati al suo assassinio mai del tutto dissipati. Ucciso dalle Brigate Rosse, questa la versione ufficiale, ma una versione che in molti ritengono essere ancora troppo “comoda” e la verità ancora lontana. Lo stesso Formigoni ha parlato di uno Stato che si è comportato, dopo il sequestro di Aldo Moro, in un modo decisamente passivo.