Che il 2018 sia l’anno buono per tutti gli Abruzzesi e per i nostri amici telespettatori che ci seguono con affetto.
Mettiamola così, il problema non è il tormentone “cosa fai a Capodanno?” semmai cosa fai il resto dell’anno. Strani gli umani, festeggiano gli anni che passano, penseranno forse gli extraterrestri, ma lo si fa con la speranza che il prossimo sia l’anno buono, più che l’inflazionato buon anno. Cari telespettatori, amici cari Abruzzesi, ne abbiamo passato di ogni in questo 2017: Rigopiano, il terremoto, il maltempo, il lavoro che non c’è o non c’è più, l’ambiente e la natura violati, la povertà che è sempre più di casa nostra, non che quella altrui abbia un valore inferiore, ovvio. Eppure, da buoni lupi di montagna e di mare, da gente tosta e ruvida ma dal cuore grande e generoso, abbiamo superato anche tutto questo, persino la speculazione di certi avvoltoi mediatici e non. Il 2017 scivola via, qualcosa di buono lo avrà pur portato. Beati coloro che si accontentano del poco che poi è molto a pensarci bene. La salute, gli affetti, i valori, gli ideali, i momenti passati in famiglia, sono scatti di foto indelebili da conservare anno dopo anno.
Che il 2018 sia l’anno buono per realizzare ciò che abbiamo rinviato, sperato, abbandonato, magari disillusi e arresi. Che sia l’anno del riscatto, della perseveranza, del compiere ognuno un passo in più verso la concretizzazione di un mondo e di un microcosmo, quale la nostra regione, diverso. E allora facciamo una cosa, Abruzzesi vicini e lontani, scrivete una parola sul vostro calendario e sui nostri social, la prima che vi viene in mente pensando all’anno che verrà, così, di getto. Una parola che vale almeno 365 giorni e che diventi atto, gesto, progetto, iniziativa, vita quotidiana, sogno e realtà. Testa dura e cuore tenero, cari Abbruzzesi la doppia “b” è voluta: popolo fiero e tenace, rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di porre ognuno un tassello al mosaico di una regione che ha tanto da dire e da dare. E magari non aspettiamo la politica, visto che la Polis, la città, siamo noi. Sproniamoli i nostri amministratori, piuttosto, che sperano, magari, in uno scranno in Parlamento con le prossime elezioni dell’anno che verrà.
Il 2017 se ne va, col bastone tra le mani, zoppicando e forse esausto. Il 2018 vedrà la luce e pian piano crescerà giorno dopo giorno e porterà cose nuove, aspettative, speranze, forse illusioni. È il fiume che scorre e in cui non ci si può bagnare mai due volte nello stesso, Eraclito lo aveva capito da buon filosofo della Grecia remota. Mettiamoci del nostro, il destino esiste per molti, per tanti, diamogli una mano per condurlo sulla strada giusta. L’Abruzzo merita di essere regione e ragione di viverci, lavorarci, affermarsi, permettere ai giovani di fare qualcosa per essa e non di fuggire, di salvaguardare posti di lavoro di realtà importanti, di difendere il territorio e la natura meravigliosa e prevenire calamità ed evitare che eventi naturali si trasformino in tragedie. Gli Abruzzesi meritano di avere la dignità di un tetto, un pasto, un lavoro. E non solo gli Abruzzesi. Buon anno alla Politica, quella con la “P” maiuscola e ai politici che la rendono tale, la poltrona è comoda ma la missione è un onere per diventare onore.
Buon Anno ai piccoli Abruzzesi che stanno ancora scartando i Regali di Babbo Natale: che la felicità e la meraviglia di questi bambini possano contagiare tutti, i deboli, gli umili, i poveri, gli ammalati, gli infelici, i soli. Che sia l’anno buono. Ma diamogli una mano all’anno che verrà, d’altronde il terzo millennio è diventato maggiorenne: si prenda le sue responsabilità e si dia da fare. Magari come noi che maggiorenni lo siamo da un po’. Abruzzesi di tutto il Pianeta… Buon Anno!