Orso ucciso da fucilata a Pettorano sul Gizio nel settembre del 2014, assolto l’imputato dal Tribunale di Sulmona.
Si e’ appena concluso con un’assoluzione il processo per l’uccisione, a Pettorano sul Gizio, di un orso “reo” di aver predato alcune galline di proprieta’ dell’imputato. L’animale era stato colpito a morte dai colpi esplosi da un fucile da caccia, nel settembre 2014. “Il fatto non costituisce reato”: all’imputato partì il colpo di fucile mortale mentre stava cadendo perché ferito a una gamba. La Lav: “Assurda l’ipotesi dello stato di necessità, ricorreremo in appello.”
“Ancora non sono note le motivazioni per cui i giudici del Tribunale di Sulmona hanno assolto l’uomo, ma sarebbe assurdo se fosse stata confermata l’ipotesi di una reazione conseguente a uno ‘stato di necessita”. – afferma Massimo Vitturi, responsabile LAV Area Animali selvatici. – Non puo’ essere riconosciuto lo stato di necessita’ quando si spara alla schiena di un animale in fuga!”.
La LAV, che il 14 novembre scorso e’ stata ammessa parte civile nel procedimento, aveva chiesto che fossero ascoltati anche il medico veterinario che ha effettuato l’autopsia sull’animale e un esperto perito balistico, che ha sottolineato come l’orso fosse stato ucciso da un colpo di fucile sparato alla schiena, quando ormai si allontanava fuggendo dalla proprieta’ dell’uomo, non rappresentando quindi alcun rischio per la sua incolumita’. Evidentemente, pero’, le valutazioni dei due professionisti, oltre alle numerose testimonianze, non sono state sufficienti per inchiodare il responsabile di un atto tanto crudele quanto inutile, sostiene la Lav.
“Appena sara’ depositata la sentenza e avremo letto le motivazioni faremo ricorso in appello contro questa sentenza, che comunque non autorizza i cittadini ad uccidere un animale selvatico, e chiederemo di fare lo stesso al Procuratore Generale. Resta infatti valido il principio, come dimostra la realizzazione dello stesso processo a carico dell’imputato, secondo cui le leggi poste a tutela degli animali ci sono e devono essere rispettate da chiunque! – conclude Vitturi – Ancor piu’ considerando che esistono sistemi efficaci per prevenire le eventuali predazioni da parte degli orsi. Chi non le mette in pratica, quindi, non puo’ essere legittimato a usare un fucile contro un animale che non ha alcuna responsabilita’”.
Anche se per il Tribunale di Sulmona l’uccisione di un orso marsicano (specie particolarmente protetta dalle leggi italiane e europee) “non costituisce reato” per il Wwf continua ad essere un crimine contro la natura gravissimo che, invece, dovrebbe essere sanzionato. Le sentenze, ovviamente – afferma l’associazione in una nota – si rispettano, ma la decisione dei giudici di Sulmona che hanno assolto una persona che nel 2014 aveva ucciso a fucilate un orso marsicano a Pettorano sul Gizio (L’Aquila), lascia un certo sconcerto. L’animale, infatti, e’ stato colpito alle spalle, quindi, mentre era gia’ in fuga, ed e’ morto molte ore dopo essere stato colpito: quindi, presumibilmente, in seguito a molte sofferenze. Il suo delitto? Aver predato alcune galline di proprieta’ dell’imputato, del valore di pochi euro, con molta probabilita’ – scrive il Wwf – neanche tenute in modo atto ad evitare la predazione da parte degli animali selvatici (che non fanno altro che seguire la loro natura). Per questo l’orso e’ stato condannato a morte in una situazione che somiglia veramente poco con un incidente o una reazione per difendere la propria incolumita’, come evidenzia la perizia del Wwf e di altre associazioni, costituitesi parte civile nel processo. Era, infatti, evidente e inequivocabile che chi ha sparato era in piedi e che ha usato due diversi tipi di munizione. In attesa che arrivino le motivazioni della sentenza per capire meglio cosa abbia spinto i giudici di Sulmona a questa decisione, il Wwf annuncia che chiedera’ al Procuratore Generale della Corte d’Appello di impugnare questa sentenza.