Marchionne, parla il compagno di banco, “Mi faceva copiare. Era il primo della classe, ma non faceva pesare la sua bravura.”
“Dei 35 compagni di scuola della terza elementare che frequentavamo la scuola Nolli, Sergio Marchionne e io, nel ’61, eravamo compagni di banco e ci divertivamo a giocare a pallone a fare delle sostanziose merende da veri golosi”.
Racconta così Luciano Gentile i suoi anni di scuola elementare con Sergio Marchionne.
“Era il primo della classe ma non si montava la testa né faceva pesare agli altri la sua bravura, anche se aveva tanti dieci in pagella: per questo il maestro Antonio Viola lo aveva nominato capoclasse e lo voleva sempre vicino a lui nelle fotografie di classe. Già da allora si capiva che era uno capace di prendere le redini e di guidare gli altri, ma sempre senza essere borioso. Era anche ‘il mio amico del cuore’ che spesso mi lasciava copiare… E gliene sono stato sempre riconoscente”. “Eravamo entrambi golosi e buone forchette – sorride con gli occhi velati di tristezza Luciano – a volte ci scambiavamo i panini della merenda che portavamo a scuola. Una volta ricordo che gli piacque moltissimo il mio panino con la salsiccia in cambio del quale mi diede un panino con dentro un quadrato di cioccolata. Poi volentieri veniva a casa mia il pomeriggio a fare merenda dopo la partita di calcio: spesso non ci bastava il pane con il pomodoro e allora mia mamma ci riscaldava gli spaghetti. Ricordo anche quando andai a casa sua in Via Galliani per scambiare le figurine: mi sembra che già tifasse per la Juve, ma potrei ricordare male…”. “Non l’ho più visto da allora – conclude Luciano Gentile – ma quando ho saputo dalla televisione che grande manager era diventato, sono stato molto contento e orgoglioso. Se lo meritava. E sapendo che c’era lui alla Fiat, ho acquistato ancor più volentieri l’ultimo modello della Cinquecento. Ho sempre chiesto di lui nella concessionaria Fiat di Chieti… Avrei tanto voluto rivederlo, e ora mi resta il rammarico di non essere riuscito a farlo”.