I sindacati e gli agenti della Polizia penitenziaria del carcere di Pescara, hanno manifestato, questa mattina per “le condizioni di lavoro non più sostenibili.”
Sindacati e agenti penitenziari hanno manifestato davanti ai cancelli dell’ex Provveditorato Abruzzo e Molise nei pressi della casa circondariale di Pescara per le condizioni di lavoro che definiscono non più sostenibili e per “la decisione unilaterale della direzione di reintrodurre i turni di 8 ore”. USPP UGL, FNS CISL, SiNappe, Osapp, Sappe, Fp CGIL, UILPA hanno protestato all’unisono mettendo in evidenza come nel carcere la situazione rischia di esplodere. Troppi detenuti, 400 a fronte dei 270 tollerabili dei quali il 15% con problemi psichiatrici e un sovraffollamento pari al 40%, troppo pochi gli agenti che non possono gestire al meglio soprattutto i ristretti con patologie psichiatriche. I sindacati sottolineano le aggressioni che vi sono state negli ultimi tempi. Inoltre mettono in evidenza anche “lo squallore delle postazioni di servizio automatizzate e non funzionanti”. Ci sono diverse tipologie di ristretti e gestire tutte le situazioni a organico ridotto è difficile e può degenerare mettendo a rischio l’incolumità degli agenti. Per questo i sindacati si rivolgono agli organi competenti prima che la situazione diventi irreversibile. Tengono a ribadire che il carcere deve essere un luogo di riscatto e di recupero dei detenuti, ma a organico ridotto degli agenti che devono garantire il rispetto delle regole e in queste condizioni è pressoché quasi impossibile, per un ristretto, intraprendere un percorso di questo genere.
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