Anche a Pescara “Non una di meno” ha organizzato un flash mob di solidarietà per le donne cilene vittime di violenza e stupri.
“Anche a Pescara vogliamo rispondere all’appello – dicono gli organizzatori – lanciato dalle donne cilene e di tutto il mondo. La performance del collettivo femminista #lastesis si è diffusa in questi giorni a macchia d’olio nelle strade e nelle piazze dell’America Latina, dell’Europa, dell’Italia, dovunque! Migliaia di donne hanno replicato l’azione adattandola al proprio contesto. Contro la violenza patriarcale e lo stupro, in solidarietà con le donne cilene: #flashmob Un violador en tu Camino. Abbiamo portato i nostri panuelos fucsia e una benda nera che ci è servita per la performance.
L’azione “Un Violador en tu Camino” è stata ideata dal collettivo femminista #Lastesis, ed è esplosa il 25 novembre in Cile, per poi diffondersi in tutto il mondo. Il collettivo cileno ha chiamato a raccolta tutte le donne e dissidenti per riproporlo nelle proprie città, nella propria lingua. La risposta non si è fatta attendere: l’azione è stata riprodotta in tutta l’America Latina fino all’Europa.
Le massicce proteste contro il governo di Sebastian Piñera e il sistema neoliberista che governa il Cile da oltre 40 anni non si arrestano così come non si arresta la brutale violenza della polizia. La repressione cilena affonda le sue radici nel sistema di terrore della dittatura militare, il cui fantasma torna forte nelle misure messe in atto per disincentivare la partecipazione alle proteste.
Le mosse portate in piazza dalle attiviste durante la performance richiamano proprio le torture cilene, così come i luoghi in cui si è scelta di farla: di fronte al carcere, davanti allo stadio Nazionale, luogo di detenzione e tortura durante la dittatura militare.
Ieri come oggi, le violenze sulle donne in Cile assumono più che mai un carattere intimidatorio e simbolico. Le donne sono le protagoniste di una rivolta che fa paura perché capace di costruire connessioni sociali e mettere in discussione l’intero sistema.
Mentre migliaia di donne si alzano assieme gridando che la colpa non è mai la nostra, né per dove stiamo né per come vestiamo, dobbiamo ancora una volta assistere a quella che abbiamo definito violenza istituzionale, quella che passa attraverso i processi di femminicidio. Facciamo nostre le parole delle compagne cilene ed esprimiamo la nostra rabbia per chi ripete che ce la siamo cercata, per chi non ci crede e punta il dito contro la vittima. È il caso di Martina Rossi, morta cadendo da un balcone, mentre cercava di sottrarsi ad una violenza sessuale. Ma nessuno ha voluto crederci, tutti hanno pensato, e scritto, che fosse assurdo. Dopo 9 anni Martina non ha ancora trovato giustizia.
Alla vostra violenza, dentro e fuori i tribunali, rispondiamo senza più pazienza, senza alcuna sottomissione e con tantissima rabbia che gli assassini siete voi, gli stupratori siete voi. Trasformeremo il silenzio in grido di rivolta contro la violenza. E grideremo ancora perché nessuna resti mai sola, “lo stupratore sei tu!”