L’Aquila: tour negli uffici in tilt senza i 56 precari

Siamo andati a vedere cosa succede negli uffici Tributi, Segretariato sociale, Ricostruzione, Ambiente e Personale senza 56 precari il cui contratto è scaduto lo scorso 30 settembre: rallentamenti, disservizi, impasse nelle pratiche.

Dietro il mancato rinnovo dei contratti dei precari del Comune dell’Aquila, 56 dipendenti che occupano settori cruciali (tra cui anche 15 maestre di due asili nido chiusi attualmente, tra cui l’asilo Primo Maggio, fiore all’occhiello della città perché voluto e finanziato in parte dall’allora ex Italtel per i figli delle operaie ma anche per tutta la città) c’è un mondo di problematiche e di disagi che si sta creando e che rischia di mandare in tilt la gestione di settori importanti del Comune, come i Tributi, il Segretariato Sociale, la Ricostruzione, il Personale e l’Ambiente.

Il settore dei Tributi in particolare, è uno dei più importanti da un punto di vista soprattutto dell’espletamento di quelle attività legate al rispetto del Bilancio di previsione (parliamo di un Bilancio che si attesta intorno ai 30 milioni di euro per il Comune dell’Aquila), con gli avvisi di accertamento di Tasi, Tari, Imu che devono essere inviati agli utenti, la lista dei contribuenti verso cui procedere con il recupero della tassa sui rifiuti e anche altre attività che devono essere portate a termine entro il 31 dicembre senza possibilità di proroghe, una responsabilità che gli impiegati rimasti al lavoro sentono gravare sulle loro spalle.

Negli uffici di palazzo Del Tosto, a via Roma, i dipendenti arrancano senza i 5 lavoratori che fino al 30 settembre hanno lavorato qui: l’ufficio in cui fino al 30 settembre scorso ci si occupava della Tari, ad esempio, è addirittura chiuso. A tutto questo va aggiunto il front office aperto al pubblico tre volte alla settimana, con lunghe liste di attesa e un aggravio del

Il settore più delicato è quello del Segretariato sociale, chiuso a oggi, che affiancava quello dell’Assistenza sociale nel suo complesso. Qui i precari davano un sostegno importante a livello organizzativo e burocratico (ma anche sociale) a quelle famiglie che hanno un caso di estremo disagio da risolvere: si tratta di minori magari coinvolti in casi drammatici, o famiglie in difficoltà. Nello stesso edificio, in via Rocco Carabba, lavoravano fino al 30 settembre alcuni precari anche nel settore dell’Assistenza alla popolazione: progetto Case e Map, per esempio.

Infine c’è la Ricostruzione pubblica e privata, il settore in questo momento più importante per la vita della città che deve rinascere dopo il sisma e che non può fermare nemmeno per un momento il processo della ricostruzione, l’esame dei progetti di recupero di palazzi e aggregati, le procedure che riguardano le agibilità, l’accesso agli atti. In questi uffici lavorano precari cosiddetti storici, che siedono nelle scrivanie da almeno 20 anni, e sono considerati le “memorie storiche”, che conoscono a menadito tutti gli atti, le procedure, i progetti. Alla faccia della loro precarietà, da 20 anni impiegati in un ufficio pubblico per effetto di una stortura del sistema della pubblica amministrazione diffuso in tutto il Paese e non certo confinato all’Aquila. La loro mancanza disorienta anche gli utenti, abituati nel tempo a rivolgersi sempre a loro.

Uno stallo inspiegabile a detta anche dei sindacati, quello che sta avvolgendo i cosiddetti precari del Comune, che sembrerebbe – a questo punto – una vera e propria scelta politica, in quanto sono state trovate delle soluzioni per la proroga dei contratti dei precari per un paio di mesi, sino alla fine dell’anno per non mandare in tilt gli uffici del Comune. La palla negli ultimi giorni è passata alla giunta, che dovrebbe pronunciarsi su una delibera salva-precari, ma a oggi tutto tace, nonostante l’amministrazione sapesse già da giugno che questi contratti sarebbero scaduti a settembre e non ha fatto nulla né per pianificare un’eventuale proroga, né per procedere con l’eventuale assunzione dei vincitori del cosiddetto concorso Ripam. Che intanto bussano alla porta del sindaco Massimo Cialente in quella che si prospetta come una guerra fra poveri.

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Marianna Gianforte: