Con l’avvicinarsi della Pasqua, in Abruzzo la questione agnello sì agnello no torna a dividere la popolazione. Di seguito le diverse posizioni.
Certo un po’ di coraggio ci vorrà, dopo aver visto le immagini dei teneri agnellini dei protagonisti della campagna Save the Lamb 2016, ad affondare i denti su quelle carni. Eppure accadrà, per svariate ragioni, da quelle più classiche – l’uomo è carnivoro, la Pasqua è Pasqua, l’agnello era già morto mica l’ho ucciso io – a quelle più antropologicamente ricercate e senz’altro plausibili, almeno in una regione che ha la pastorizia nel suo Dna. Non per niente sull’agnello pasquale si è pronunciato anche l’assessore Dino Pepe, che qualche giorno fa ha scritto una lettere aperta alle famiglie abruzzesi per invitarle al consumo dei prodotti locali:
“Auspico vivamente che si rafforzi la consapevolezza dell’importanza della qualità legata al territorio di origine e al rispetto dei principi elementari di una sana ed equilibrata alimentazione. Rispecchiano a pieno queste caratteristiche le carni bovine e ovine a marchio Igp (Vitellone dell’Appennino Centrale e agnello del Centro Italia), trattandosi di produzioni realizzate nella nostra regione da aziende zootecniche generalmente di piccole e medie dimensioni, localizzate prevalentemente nelle aree interne e pedemontane.Si tratta di una presenza fondamentale per gli allevatori di questi territori, messi a dura prova dagli ultimi eventi calamitosi di gennaio, che dimostrano però la voglia di ripartire e di portare avanti i valori di cui sono imperniati i loro sacrifici: la qualità elevatissima del prodotto, il rispetto delle tipicità e la tutela del territorio”.
Ma la medaglia carnivora ha due facce, una con l’amatissimo arrosticino, inteso come simbolo d’Abruzzo, l’altra con il povero agnellino con la faccia da vittima designata. Si ispira alla seconda l’associazione “Animalisti Italiani Onlus” che, per il terzo anno consecutivo, ha organizzato #SaveTheLamb 2016, la manifestazione pacifica che, attraverso la distribuzione di volantini davanti alle chiese, ha invitato i cattolici a risparmiare la vita degli agnelli per le festività pasquali. Al grido di “Non mangio niente che abbia un cuore” sono stati circa 110.000 i depliant distrubuiti per una Pasqua cruelty free.
“L’agnello è un cucciolo dolcissimo, una creatura innocente che, proprio come un bambino, ha bisogno della madre dalla quale viene invece strappato poco dopo la nascita per essere portato nei macelli dove, tra urla strazianti di altri piccoli agnelli, viene ucciso” – commenta Walter Caporale Presidente degli Animalisti Italiani Onlus – I dati di Federconsumatori registrano ogni anno un sensibile calo delle vendite di agnello. Oltre il 50% degli italiani rinuncia a mangiarlo superando una tradizione crudele e antiquata.”
Certo può sembrare un’azione fine a se stessa e pure contraddittoria, considerato che non esistono campagne analoghe in difesa del maiale o del salmone, tuttavia è quella definiscono “mattanza pasquale” a risultare particolarmente odiosa agli animalisti.
“Seppure in discesa rispetto agli anni scorsi, il consumo di carne è ancora consistente: si pensa che finiranno sulle tavole italiane circa 600.000 agnellini pari a circa 4,8 tonnellate di carne. Quest’anno abbiamo lanciato anche il #SaveTheLambContest, primo concorso che premia la VITA, dove le ricette migliori verranno eseguite e giudicate dalla blogger di Patata Bollente (ideatrice delle ricette presenti sulla brochure) e premiate con fantastici gadget in regalo”.
Infine, per completare il quadro della disputa tra agnellisti e non, riportiamo anche la posizione espressa nel 2014 da Nunzio Marcelli, allevatore storico e presidente dell’Arpo, l’Associazione regionale produttori ovi caprini.
“Ci vogliono far scomparire ma non ci riusciranno. Da un lato gridano allo scandalo scagliandosi contro il consumo di carne e dall’altro commercializzano salmone e gamberetti. Evidentemente nel mondo della comunicazione e dei buoni sentimenti il pesce non è…carne! Dietro al nostro lavoro ci sono storie, aziende, economie, conservazione della biodiversità turismo, enogastronomia, prodotti d’eccellenza. Che vengono a cercare da tutto il mondo, da Obama a Robert De Niro, che i prodotti pastorali dell’Abruzzo li ha voluti nel suo ristorante di New York. Chi vuole far scomparire tutto questo abbia il coraggio di dire come stanno le cose: senza allevamenti, senza agnelli, non ci sarebbero più nemmeno questi pascoli e questa fauna selvatica, per la quale siamo tutti mobilitati, dal lupo all’orso, simbolo di un ambiente incontaminato, quello abruzzese, che è stato preservato grazie alla presenza delle greggi, al pascolamento”.
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il signor Marcelli dice delle falsità. Gli Animalisti si battono per tutto. Si incatenano ai mattatoi, fanno blitz nelle macellerie e si preoccupano anche degli astici. Non mangiano ne gamberetti. Semplicemente la mattanza degli agnelli pasquali crea più appeal mediatico e fa avvicinare persone. si parte dall'agnello per arrivare a tutti gli animali....