C’è anche l’Università degli studi dell’Aquila nella ricerca sull’amplificazione di radiazione su scala atomica, che ha prodotto il più sottile amplificatore ottico mai realizzato in laboratorio.
In un semiconduttore, di spessore atomico, è possibile amplificare radiazione laser grazie all’enorme risposta ottica, non lineare, fornita da questo materiale. È possibile ottenere così fasci laser sempre più piccoli ed altri dispositivi innovativi, che in futuro potranno essere utilizzati anche nella tecnologia di consumo.In particolare per produrre microprocessori più potenti, componenti ad esempio degli smartphone, e nuovi computer quantistici. È questo il risultato straordinario di uno studio pubblicato su Nature Photonics, frutto della collaborazione internazionale tra Politecnico di Milano, Università degli Studi dell’Aquila, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e Columbia University di New York City (USA).Il professore Andrea Marini, docente Dipartimento di Scienze Fisiche e Chimiche, e il dottor Alessandro Ciattoni, ricercatore dell’unità CNR-SPIN, dell’Università dell’Aquila hanno collaborato alla ricerca pioneristica, condotta dalla dottoressa Chiara Trovatello e dal team di ricerca guidato dal Giulio Cerullo, docente del Politecnico di Milano, e dal professor James Schuck, docente della Columbia University di New York City. Lo sviluppo di questa ricerca nell’Università dell’Aquila è stato possibile grazie ai finanziamenti MIUR, ottenuti nel 2017 tramite il Progetto per Giovani Ricercatori “Rita Levi Montalcini”, conclusosi con successo lo scorso Novembre. L’abbattimento della terza dimensione consentirà di rivoluzionare la fotonica con nuovi dispositivi sempre più sottili ed efficienti. Questi materiali innovativi consentiranno lo sviluppo di una nuova tecnologia ottica bidimensionale, che potrebbe rimpiazzare i comuni dispositivi ottici tridimensionali.