Dobbiamo abituarci ai mutamenti del clima e la situazione non è rosea nemmeno per la nostra regione, il punto del climatologo Piero Di Carlo.
Le temperature medie, in Abruzzo, dal 1960 al 2015, in poco più di 50 anni, sono aumentate di un grado, con picchi sulla costa e sulle aree pre-collinari. Non registra, invece, sostanziali cambiamenti il dato sulle precipitazioni se riferito all’intero anno, ma tra il 1991 e il 2015 le stagioni estive sono state notevolmente più aride rispetto ai 30 anni precedenti. E’ stato proprio il professor Piero Di Carlo, docente dell’Università d’Annunzio, a realizzare il Profilo climatico voluto dalla Regione Abruzzo. I dati oggetto dello studio hanno riguardato le serie storiche su temperature e precipitazioni di tutte le stazioni dell’idrografico regionale, su portata e altezza igrometrica dei fiumi, su popolazione e presenze turistiche, su imprese operanti in ricettività e ristorazione, sul numero degli incendi, sull’estensione del ghiacciaio del Calderone, sulla biodiversità montana e sulle calamità. Il professor di Carlo taglia corto e afferma che ormai dobbiamo abituarci a un clima decisamente mutato, con situazioni come quelle attuali: siccità, ondate di calore, alternate a fenomeno anche violenti, tra nubifragi, grandinate e trombe d’aria. Insomma, più che di clima impazzito, si dovrebbe parlare di genere umano impazzito che sfrutta fino all’estremo le risorse della Terra, l’unico mondo attualmente abitabile, e la trasforma in una pentola a pressione pronta a esplodere perché più volte sollecitata. Se si continuerà così, a non ridurre le emissioni in atmosfera e dunque alimentare l’inquinamento e altre situazioni negative per il nostro pianeta, accadrà che anche in Abruzzo si spenderà più d’estate per raffreddare gli ambiente, che d’inverno per riscaldarli, conclude il professor Di Carlo.