È prevista entro questa settimana la conclusione delle operazioni di demolizione di quel che è rimasto della Casa dello Studente dell’Aquila, uno dei luoghi simbolo del terremoto del 6 aprile 2009, dove morirono otto giovani, sette studenti e il custode.
L’intervento, per il quale è stata chiusa al traffico via XX settembre, sarà portato a termine a tempo di record, anche se l’area sarà riconsegnata entro 90 giorni perché dovranno essere espletate le complesse procedure, come la cernita dei materiali e lo smaltimento dei rifiuti. Solo dopo si potrà pensare al progetto e al finanziamento dello spazio della memoria già definito un ‘ground zero’ dedicato agli otto giovani. Un’idea oggetto di un accordo con l’Università del capoluogo d’Abruzzo. L’area è stata acquisita dal comune dell’Aquila che a sua volta ha ceduto all’Azienda per il diritto agli studi universitari (Adsu), che era proprietaria ai tempi del sisma, Casale Marinangeli per costruire la nuova Casa dello Studente. Il processo per il crollo, arrivato in Cassazione, ha portato alle condanne a quattro anni di reclusione per gli ingegneri Bernardino Pace, Pietro Centofanti e Tancredi Rosicone, e a due anni e sei mesi per Pietro Sebastiani, il presidente della Commissione collaudo dell’Adsu. È ancora in corso, invece, il processo civile. La Casa dello Studente ha fatto da sfondo non solo alle celebrazioni in memoria delle 309 vittime del sisma, ma anche a tanti video amatoriali, alle fotografie, ai selfie, con quei volti, quei peluche, quei fiori e quelle magliette, della cui rimozione si è occupata in particolare Antonietta Centofanti, presidente del Comitato Familiari delle vittime della Casa dello Studente, che nel crollo ha perso il nipote Davide.