Il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente accusa il governo e le istituzioni di avere lasciato la città sola a gestire il rischio criminalità.
“L’Aquila è stata lasciata sola a combattere contro l’illegalità e le insidie della criminalità organizzata, messi con le spalle al muro, ce la siamo dovuta cavare sempre da soli fra mille difficoltà”. A sfogarsi per l’assenza del governo Renzi, ma anche quelli con lo hanno preceduto, sinora latitanti soprattutto sul fronte della sicurezza, è il sindaco Massimo Cialente, ancora amareggiato all’indomani dell’ultima bufera giudiziaria che vede indagati due dirigenti del Comune per corruzione, il segretario generale Carlo Pirozzolo e la coordinatrice del Centro servizi anziani Patrizia Del Principe.
Si tratta dell’ultima inchiesta che lambisce la città capoluogo di regione, in questo caso non collegata strettamente alla ricostruzione, ma che getta ugualmente ombre sul Comune. Il sindaco non ci sta a lasciare passare il concetto dell’Aquila “magna-magna” e spara a zero contro il governo che non ha voluto approvare lo strumento della cosiddetta “white list” delle imprese pulite impegnate nella ricostruzione.
E rimarca: “Siamo stati noi del Comune, e io in prima istanza, a denunciare sempre qualsiasi situazione ci apparisse poco chiara, io stesso ho segnalato alla magistratura che ad alcuni operai veniva fatto restituire parte dello stipendio”, ha detto riferendosi all’inchiesta denominata “Dirty job“.