Si fa sempre più lontana la ricostruzione dell’edificio che un tempo ospitava la Scuola De Amicis, a piazza San Bernardino.
Il palazzo, edificato tra il 1200 e il 1400 e simbolo della ricostruzione pubblica piena di ostacoli e di incertezze, è destinato a restare ancora a lungo così, puntellato e fasciato in un reticolo di tubi ‘innocenti’, da un lato la basilica di San Bernardino, restaurata e splendente, al suo fianco il ‘mostro’ nero di tubi, uno schiaffo alla rinascita della città. Un destino – quello dalla De Amicis – segnato non soltanto da lunghe procedure per l’affidamento dei lavori, così come dettate dalle norme pubbliche e in particolare dal Codice degli appalti, ma anche da una guerra che prosegue da anni a suon di carte giudiziarie – quelle della giustizia amministrativa. Ultima puntata di una storia cominciata nel 2012 (con l’avvio delle procedure per la gara d’appalto) e finita anche nel tritacarne delle rivendicazioni politiche sul tema del cosa ospitare all’interno della scuola, con voci cittadine (politiche e non) che ne hanno invocato persino l’abbattimento, è quella che vede, ora, il Provveditorato interregionale alle Opere pubbliche (stazione appaltante di un’opera da 15 milioni di euro) sospendere, due giorni fa, l’esecuzione dei lavori avviati la settimana scorsa. Il 28 maggio il Tar aveva accolto il ricorso della ditta Mgm contro il ministero delle Infrastrutture e nei confronti della nuova ditta affidataria, il consorzio ‘Stabile Sei srl’, la cui aggiudicazione è stata adesso sospesa. Ma il Provveditorato è già pronto a rispondere con un nuovo ricorso al Consiglio di Stato, per un nuovo round di battaglia legale. Intanto però, un bene pubblico danneggiato dal terremoto di 10 anni fa resta nel limbo dell’incertezza, in barba a quell’interesse pubblico che avrebbe dovuto prevalere, come sollecitato dall’Anac agli albori della vicenda. Resta per ora una piccola pantomima, uno scketch televisivo l’inaugurazione dei primi due mattoni di cemento voluta a ottobre dal Comune dell’Aquila, alla presenza dei vertici del Provveditorato, con la ditta Mgm (l’esclusa dai lavori) che appose un lucchetto al cantiere e si fece trovare davanti ai tubi innocenti con i carabinieri.
LA VICENDA: A luglio 2018 il Consiglio di Stato aveva definitivamente accolto l’appello proposto dal Provveditorato dichiarando inammissibili il ricorso e i motivi aggiunti della “Mgm Costruction and Engineering Spa”. L’appalto per la ricostruzione della De Amicis era stato vinto nel 2013 da un’altra ditta, ma dichiarata decaduta per non avere confermato il possesso dei requisiti per la ricostruzione: nonostante ciò, intentò ricorso, perdendo. Subentrò la MGM di Latina che però, dopo avere sottoscritto il contratto e redatto il progetto esecutivo, ha parzialmente perso i requisiti Soa di legge per l’esecuzione dell’opera. Ha origine da qui il lungo contenzioso davanti al Tar che ha accolto i motivi della Mgm e il successivo ricorso del Provveditorato al Consiglio di Stato, che ha visto prevalere le sue ragioni. A quel punto il Provveditorato attraverso scorrimento della graduatoria ha stipulato il contratto con il Consorzio SEI – Società Edilizia Integrata Scarl di Roma.
Il servizio del Tg8