La fotografia del San Salvatore era diventata un’immagine simbolo del terremoto. Lo strano destino dell’ospedale di L’Aquila: nel sisma del 2009 il crollo, oggi l’accoglienza dei feriti provenienti dal vicino Lazio.
Come un karma maledetto, o forse un riscatto dai risvolti tragici e paradossali, oggi è proprio l’ospedale San Salvatore dell’Aquila, miseramente crollato nel sisma del 2009, ad aver accolto la maggior parte dei feriti arrivati dalle zone terremotate del vicino Lazio. Sì, proprio quell’ospedale, ricostruito con criteri non più da costruzioni Lego, che era venuto giù come burro, dove le pareti si grattavano a mani nude e il cemento era risultato disarmato. Le immagini del San Salvatore e delle grandi lettere dell’insegna abbattuta al suolo dalle scosse avevano fatto il giro del mondo, insieme alla fotografia altrettanto celebre della Prefettura aquilana. Oggi il San Salvatore è una struttura sicura per tutti, anche per chi arriva dai luoghi in cui la terra continua a tremare.
Complessivamente, i degenti feriti, operati o in attesa di operazione, sono dislocati in varie Asl regionali. Il numero è stato precisato dal Dipartimento regionale Salute e Welfare: al momento sono 82 le persone provenienti dalle zone del sisma ancora ricoverate negli ospedali abruzzesi. Tra queste anche il titolare dell’hotel Roma di Amatrice, Alessio Bucci, in gravi condizioni al San Salvatore di L’Aquila.
“Nelle strutture della Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila – si legge nella nota – sono ricoverati 46 pazienti, in quelle della Asl Lanciano-Vasto-Chieti 3, in quelle della Asl di Pescara 10, in quelle della Asl di Teramo 23. Nel frattempo risulta esaurito il bisogno sanitario in emergenza nelle aree del sisma. I mezzi messi a disposizione dalle Centrali operative 118 regionali (compresi i due elicotteri dell’Aquila e Pescara), essendo conclusa l’emergenza collegata ai soccorsi di feriti e dispersi, sono rientrati, fatta eccezione per il Posto Medico Avanzato della Croce Rossa Italiana, inviato ad Amatrice d’intesa con la Centrale operativa 118 di Teramo, che continua a garantire la presenza di un’ambulanza di base a supporto delle attività della Centrale operativa 118 di Ascoli Piceno”.
Inoltre dall’Avis di Lazio e Marche arriva notizia che l’emergenza sangue nelle zone terremotate è rientrata.
“Adesso però – aggiungono i presidenti Avis delle altre due regioni coinvolte, Giovanni Magara dell’Umbria e Giulio Di Sante dell’Abruzzo – è opportuno garantire, nelle proprie sedi, la continuità del servizio anche per prossimi giorni ed evitare che si verifichino cali delle scorte”.
Dai primi dati preliminari forniti dal Centro Regionale Sangue si evidenzia un notevole incremento dell’attività di raccolta di sangue ed emocomponenti effettuata nella rete trasfusionale regionale, con un aumento pari mediamente al 90 per cento rispetto ai normali standard di attività.