Pepe: “Sul calendario venatorio il TAR accoglie nuovamente il ricorso del WWF, l’apertura della stagione venatoria slitta al 2 ottobre con i cacciatori che hanno perso un mese di attività”.
“Quest’anno ci sarà la stagione venatoria più corta della storia.”
“Francamente fanno sorridere le dichiarazioni rilasciate dall’Assessore Emanuele Imprudente dopo la sentenza del TAR Abruzzo che ha accolto il ricorso del WWF sul calendario venatorio presentato dalla Regione Abruzzo e che, purtroppo, getta nel caos il mondo della caccia, ancora una volta vittima dell’inesperienza e del pressappochismo della Giunta Marsilio su di un tema delicato e che avrebbe meritato una maggiore attenzione da parte dell’Assessore e dei suoi uffici, rinnovati per l’occasione”.
Questo il pensiero del Consigliere e Vice Capogruppo Regionale del Pd, Dino Pepe, nel commentare la sentenza del TAR e gli strani “toni trionfalistici” dell’attuale responsabile della caccia in Regione. “Ha dell’incredibile che l’Assessore Imprudente si dica anche contento di questa decisione del TAR dopo aver lasciato per un mese i cacciatori a casa, ma purtroppo, al di là dei toni usati e del tentativo messo in campo, e miseramente fallito, di gettare la colpa su chi li ha preceduti, la Giunta Marsilio esce nuovamente sconfitta su questo campo e la verità incontrovertibile è che, con la riapertura al 2 ottobre, i cacciatori hanno perso una cospicua fetta di attività venatoria e quest’anno sarà la stagione venatoria più corta della storia, hanno viste disattese tutte le mirabolanti promesse fatte loro dai consiglieri del centrodestra, ma soprattutto devono fare i conti con tutta una serie di prescrizioni sui tempi di caccia e sulle varie specie che, con un lavoro più attento, si sarebbero potute evitare” conclude Pepe.
“Rispetto poi alle accuse mosseci di averci messo cinque anni per redigere il nuovo Piano Faunistico regionale vorrei ricordare all’Assessore Imprudente che questo importante strumento mancava di rinnovarlo in Abruzzo da circa 25 anni e chiedergli invece, come mai, abbiano deciso di non portarlo avanti, andando così a danneggiare tutto il mondo della caccia”.
Il commento del WWF:
“Siamo soddisfatti per l’ordinanza del TAR Abruzzo che di fatto accoglie alcune questioni importanti che avevamo sollevato nel ricorso amministrativo che il WWF Italia ha presentato insieme alla LNDC Animal Protection”, dichiara Filomena Ricci, delegato del WWF Abruzzo. “Innanzitutto siamo riusciti a bloccare tutte le preaperture e anzi, grazie al nostro ricorso, la caccia è restata bloccata in Abruzzo fino ad oggi e non è iniziata neppure al momento dell’avvio nazionale fissato quest’anno per il 15 di settembre. Siamo anche molto soddisfatti del fatto che sono stati ridotti i periodi di caccia per 18 specie cui si potrà sparare solo dal 1° ottobre, non dal 15 settembre come voleva la Regione, e solo fino al 20 gennaio, invece che fino al 30 gennaio, com’era previsto dal calendario. Bene anche la riduzione di venti giorni del periodo di caccia per la beccaccia e di un mese per il beccaccino, nonché il divieto di caccia in forma vagante oltre il 31 dicembre. È sempre bene ricordare che riuscire a limitare i periodi di caccia vuol dire salvare dalla morte decine di migliaia di animali ed essere riusciti ad evitare più di un mese di caccia tra ritardato avvio e anticipo della chiusura è stato un grande risultato per il quale ringraziamo i nostri legali, Michele Pezone ed Herbet Simone, e tutti i nostri volontari che hanno lavorato al ricorso”.
Restano invece irrisolte dall’ordinanza del TAR alcune questioni pure importanti: la caccia all’allodola, alla coturnice, al moriglione e alla pavoncella che, stante le difficoltà delle specie, andrebbe vietata; la mancata limitazione alla caccia nelle zona contigua del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ai soli residenti; alcuni aspetti sulle distanze dalle foci dei fiumi.“Sugli aspetti che non sono stati accolti ci confronteremo con i nostri legali e valuteremo se è il caso di presentare ricorso al Consiglio di Stato o se sia più utile attendere il giudizio di merito nel quale sarà possibile argomentare con maggiore compiutezza le questioni”, conclude la Ricci. “Particolare attenzione sarà dedicata alla gestione della caccia nell’area contigua del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, che la Regione Abruzzo fa finta di non riconoscere, perché è qui che si gioca una parte importante della battaglia per la salvezza dell’Orso bruno marsicano”.