Pescara: a fine mercato, le vedi rovistare tra i cartoni e raccogliere verdure, frutta, o altro cibo che viene lasciato per terra che non è ritenuto buono per i clienti: sono soprattutto donne anziane. E’, come sempre, l’altro volto della città.
Lo scenario è comune a molte città italiane, in quelle medio-grandi come nelle metropoli e non solo. Le vedi con la sporta della spesa, ma è una spesa particolare, fatta non tra i banconi del mercato, ma tra i cartoni lasciati per terra. Sono donne non più giovanissime, la maggior parte ha superato i 70 anni. Si avvicinano con tatto lì per terra dove sono finite frutta e verdura, magari non proprio ottimali per la vendita dei clienti abituali, comunque commestibili. Raccolgono in particolare i prodotti dell’agricoltura e li mettono nella borsa della spesa. Chiediamo a una di loro perché è costretta a raccogliere il cibo rimasuglio di uno dei mercati cittadini, lei ci risponde con cortesia e con voce pacata:
“La mia pensione è di 400 euro al mese, mio marito è invalido, mia figlia mi aiuta come può ma vive all’Estero. Abito in una casa popolare, fatiscente e umida, con mio marito che ha la silicosi perché ha lavorato in miniera, in Belgio dove abbiamo vissuto per alcuni anni. Poi siamo tornati qui a Pescara. Anche io ho problemi di salute, sa? Come pensa che possiamo vivere dignitosamente? Alcune cose le compro, ma per le altre, frutta e verdura, vengo qui, vedo cosa si lascia per terra, e invece di buttarle le prendo io perché in fondo sono buone.”
La signora Maria (scegliamo un nome di fantasia) è sulla ottantina, ma è ancora battagliera e agile, ci racconta la sua vita, avrebbe voluto fare l’insegnante, le piace molto leggere, apprendere, insegnare e raccontare la storia contemporanea vissuta da lei stessa alle giovani generazioni. Ne vorrebbe dire quattro ai nostri governanti “che non sanno nemmeno quanto costa un litro di latte.” Maria è determinata, ama Pescara, la sua città, ci racconta qualche aneddoto della Pescara che fu, della “rivalità” tra Portanuova e Castellamare, di come si viveva da emigranti in Belgio, del ritorno in Abruzzo, delle speranze, delle batoste, della difficoltà del vivere quotidiano.
Le domandiamo perché non si lascino aiutare dalla Caritas, ad esempio andando a mangiare lì: “Mio marito non può muoversi più di tanto, non abbiamo auto, e poi io alla Caritas non ci voglio andare perché c’è gente che ha più bisogno di noi”.
Ci colpisce la dignità di questa donna che se la incontri per strada la vedi come una signora ben vestita, distinta, con passo svelto nonostante l’età e un eloquio e una dizione che farebbero invidia ai migliori “letterati”.
“La mia vita sarebbe potuta andare diversamente, ma ci si è messo il destino, io credo nel destino, ma mi rimbocco nello stesso tempo le maniche. Devo ringraziare il Padreterno che ho ancora gambe buone nonostante qualche acciacco e un marito con cui condividere gioie e dolori. Ci vogliamo bene come il primo giorno.”
Prima di congedarci da questa incredibile donna, ci vergogniamo a chiederle se possiamo offrirle un aiuto, magari un po’ di denaro ma con nostra grande sorpresa lei ci precede:
“Signorina, non voglio nulla, stia bene e viva ogni giorno della sua vita con il sole in faccia, perché la vita è un dono. Occorre essere forti, soprattutto onesti. La saluto caramente.”
Le chiedo se posso abbracciarla, lei accetta volentieri e mi dice:
“Il vostro lavoro è importante, scuotete le coscienze di chi ci governa, e se serve, raccontate ai politici la mia storia. Ogni giorno per me è una battaglia per sopravvivere ma chi non ci passa non può capirlo. Anzi, faccia una cosa, porti qualche politico qui, nel giorno di mercato, così si renderà conto che in Italia, nel nostro Bel Paese, ci sono tante persone oneste, che hanno lavorato, e che meriterebbero di vivere una vecchiaia serena. Stia bene e grazie per la chiacchierata.”
No, signora Maria, grazie glielo dobbiamo dire noi e magari, per un giorno, i nostri amministratori dovrebbero vivere come lei. E’ poco per capire i sacrifici di chi non riesce ad arrivare nemmeno alla seconda settimana del mese con una pensione minima ed è costretto a frugare tra gli scarti di un mercato. Ma è già tanto che qualcuno di loro lo faccia, almeno per un giorno.