Il terminal dei bus, lungo corso Vittorio Emanuele, di notte diventa dormitorio e rifugio per tanti disperati che allestiscono “letti” di fortuna a cielo aperto.
Le immagini e le foto scattate dai residenti sono un pugno nello stomaco, sia perché questa zona della città dovrebbe essere il biglietto da visita per Pescara, sia soprattutto per la disperazione di queste persone senza fissa dimora che hanno come tetto il cielo e come letto cartoni o materassi di fortuna sulle aiuole nei pressi del terminal dei bus. La denuncia di quanto accade in quella zona nei pressi della stazione centrale, arriva non solo dai residenti ma anche dall’ex assessore Armando Foschi e da Benedetto Gasbarro che sulle proprie bacheche Facebook hanno pubblicato la foto notturna (che vedete sotto nell’articolo). Sono circa 40 le persone che dormono su questo tratto di corso Vittorio Emanuele, nel piazzale degli autobus frequentato, ogni mattina, da tanti pendolari. Sono per lo più Rumeni che pur di non tornare nel proprio Paese, si adattano a condizioni al limite del possibile, sfidando il freddo o il caldo, la pioggia o altre intemperie.
Stamattina, di buon ora, ci siamo recati nella zona e abbiamo realizzato filmati e scattato foto che raccontano ciò che accade ogni giorno: queste persone si alzano, cercano di pulire alla meno peggio ciò che hanno lasciato dalla sera prima, poi vanno via e vi tornano solo per dormire, la sera. Accanto a queste storie di disperazione e degrado, però, c’è anche la solidarietà: un gruppo di volontari del Centro Cristiano Evangelico della Chiesa rumena, ogni mattina, si reca sul prato-dormitorio del terminal bus per portare caffè, cornetti, un po’ di umanità, qualche parola di conforto. Ci spiegano, questi volontari, che se nell’area in questione, su materassi di fortuna e cartoni sono accampati soprattutto Rumeni di origine rom, già qualche centinaio di metri più in là, nei pressi della stazione centrale però, ci sono anche italiani, soprattutto quelli a cui manca una manciata di anni per andare in pensione e dunque, al momento, non ne hanno diritto. Per questo si ritrovano a vivere nei tunnel della stazione, o nelle zone limitrofe. Chiediamo agli stessi volontari del perché queste persone preferiscano sopravvivere così piuttosto che tornare in Romania, ci rispondono che lì da loro avevano paura di morire, che le condizioni di vita, erano ben peggiori. Poi ci spiegano che nei dormitori cittadini i posti sono limitati, per questo bisogna fare una turnazione e che grazie alle mense, come quelle della Caritas e di San Francesco, almeno un pasto per loro è garantito.
I residenti di Corso Vittorio e zone limitrofe, dal canto loro, sono preoccupati e se l’Amministrazione comunale, tramite la polizia municipale, effettua blitz e bonifica della zona, ciò non risolve la problematica che immancabilmente si ripete. E non solo su corso Vittorio. Anche altre zone del centro cittadino sono rifugio per disperati e senzatetto che trascorrono la notte sotto i portici, a due passi dalla città “bene”. Non si tratta soltanto di decoro urbano, ma di degrado e di disperazione per questi uomini e donne che si sono ritrovati a sopravvivere in strada più per necessità che per scelta. Se c’è chi rifiuta di recarsi nei dormitori cittadini, c’è anche chi non lo fa perché se ne vergogna, c’è chi è vittima della dipendenza da alcol o droga, e chi è costretto a dormire sotto un albero a due passi dalla città “normale” perché ha perso il lavoro, si ritrova solo, abbandonato dai propri familiari o arrivato in Italia alla ricerca di una vita migliore, con il sogno che diventa incubo. Non ci sono soltanto stranieri ed extracomunitari, ormai il dato è appurato: diversi anche i cittadini italiani costretti a non avere un tetto sopra la testa e a dormire per strada, lungo i marciapiedi, nell’atrio delle stazioni.
E’ il duplice volto di una città che aspira a divenire una piccola metropoli e che della metropoli ha le proprie contraddizioni: la movida, le vetrine, i locali, le spiagge affollate d’estate, i sorrisi e il divertimento, e pochi metri più in là, il degrado, la disperazione, l’emarginazione e la solitudine. Su tutto, una piccola speranza: la solidarietà di non pochi volontari che donano senza chiedere nulla in cambio, perché il gesto, di per sé, li ripaga di tutto.
(Sotto le immagini alcuni dei volontari che ogni mattina portano ai senzatetto viveri e conforto)