L’Abruzzo è tra le regioni italiane con il maggior numero pratiche in percentuale per la percezione del reddito di cittadinanza: lo ha spiegato questa mattina a L’Aquila il presidente dell’Inps Tridico, dichiarando che la misura è stata erogata soprattutto nelle città, dove è in crescita la povertà.
Con le sue circa 30mila domande di reddito di cittadinanza l’Abruzzo è una delle regioni in cui la povertà esiste, è radicata, ma spesso si nasconde, soprattutto nelle città più grandi. E’ quanto emerso dal convegno organizzato dall’Inps all’Emiciclo.
La giornata di lavoro prende il titolo “Il contrasto alla povertà in Abruzzo: analisi, sinergie e progetti”, che ha messo a confronto operatori del volontariato, della Caritas, dell’associazione dei comuni italiani, dei rappresentanti del terzo settore, alla presenza del presidente nazionale dell’Inps Pasquale Tridico, che da febbraio ha preso il posto di Tito Boeri alla guida dell’Istituto di previdenza nazionale.
Stiamo vivendo un cambiamento epocale – ha detto Tridico – il lavoro non è sufficiente, è povero oppure non c’è per tutti. Un sistema del lavoro che va rivisto, riformato con una redistribuzione anche dei tempi e delle modalità, se non vogliamo vedere una società sempre più capitalistica divisa tra vinti e vincitori.
Dal 2007 a oggi – ha sottolineato il presidente dell’Inps – i poveri in Italia sono passati da 1 milione e 200mila persone a 5 milioni, una proporzione che riguarda anche l’Abruzzo, dove esistono sacche di marginalità che il sistema del volontariato cerca di coprire con i pochi strumenti a disposizione. Ma l’Inps, braccio sociale dello Stato, non può delegare al volontariato la risoluzione di problemi che si trascinano da decenni.
Al convegno erano presenti anche la direttrice generale dell’Inps Gabriella Di Michele e il presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Istituto, Guglielmo Loy. A moderare i lavori la direttrice regionale dell’Inps, Valeria Vittimberga.
LE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE MARCO MARSILIO:
“Un Abruzzo più solidale e meno povero, è quello che vogliamo realizzare. La Regione si propone per dare vita a una cabina di regia che veda protagonista le organizzazioni di volontariato e gli enti del terzo settore e promuova una governance delle politiche sociali. E’ una nostra priorità varare un piano anti-povertà regionale che metta insieme fondi regionali, ministeriali e comunitari, che si affianchi a quello nazionale, mirato sul diritto agli alimenti, alla casa ed al lavoro delle persone”. Lo ha detto il presidente della giunta regionale, Marco Marsilio intervenendo oggi al convegno organizzato, a L’Aquila, dalla direzione regionale Inps dal titolo “Il contrasto alla povertà in Abruzzo: analisi, sinergie, progetti”. “Il contrasto alla povertà in Abruzzo, – ha proseguito Marsilio – la lotta all’emarginazione sociale, l’attuazione di concrete misure di sostegno alle fasce più fragili della popolazione, rappresentano per noi una battaglia di civiltà e una priorità della nostra azione amministrativa. Il fenomeno della povertà è particolarmente preoccupante, perché malgrado i timidi segnali di ripresa sul fronte economico e occupazionale, si allarga il novero dei “nuovi poveri” . Al numero già allarmante – 5 milioni di italiani vivono, o sarebbe più corretto dire che sopravvivono, in condizioni di disagio – vanno sommati i poveri non censiti, i tanti che rifiutano ogni forma di aiuto per un senso di vergogna. Ci sono territori, poi, come quello dell’Aquila, che hanno subito eventi disastrosi come il terremoto, che hanno messo a dura prova le popolazioni, esponendole ancora di più alla povertà, ma altrettante difficoltà vivono i centri montani afflitti dallo spopolamento. Anche per questo – ha concluso Marsilio – ringrazio l’Inps per aver assunto questa preziosa iniziativa: perché è dalla sinergia tra enti che si possono determinare azioni mirate con progetti centrati non limitatamente a singole categorie di persone ma rivolte all’intera comunità. Va attuata una lotta senza quartiere alla ludopatia e stanziati dei fondi per il recupero di chi ne è dipendente. Occorre prevedere l’incentivazione dei contributi a favore di enti che garantiscano i servizi di mensa e dormitorio, una specifica modifica della normativa regionale in materia di edilizia popolare che garantisca il diritto alla casa dell’indigente e promuova e sostenga tutte le forme di housing sociale nonché l’introduzione di modelli di coabitazione per le persone sole e indigenti.