Per la procura generale della Cassazione va confermata la pena di 20 anni per Di Lello, che nel 2018 uccise il 21enne D’Elisa a Vasto.
Fabio Di Lello è accusato di essersi fatto giustizia da solo l’anno scorso a Vasto, quando uccise a colpi di pistola Italo D’Elisa, 21 anni, che sette mesi prima aveva investito la moglie di Di Lello, Roberta Smargiassi, morta poco dopo in ospedale.
Per la procura generale della Cassazione la pena a 20 inflitta in appello a Fabio Di Lello va confermata. Il sostituto pg Simone Perelli ha chiesto alla prima sezione penale di rigettare il ricorso del procuratore generale dell’Aquila che chiede di aumentare la pena, escludendo le attenuanti generiche, riconosciute invece dall’appello che aveva ridotto di 10 anni la condanna emessa in primo grado con rito abbreviato. E va allo stesso tempo rigettato, secondo il pg, il ricorso della difesa dell’imputato, che tra le altre cose chiede di riconoscere l’incapacità di intendere e volere.
“I giudici d’appello – ha sottolineato Simone Perelli, – hanno riconosciuto un grave turbamento emotivo, ma non sufficiente a riconoscere il vizio parziale di mente. E hanno ritenuto di riconoscere le attenuanti generiche con una motivazione non contraddittoria e non illogica. La corte non ha trascurato la gravità del fatto, ma ha valutato gli effetti del dolore causato dalla perdita della compagna di vita, tramutato in un’ossessione, che ha portato a un gesto ‘riparatorio’, ancorché primordiale”. Quanto alla richiesta della difesa, il pg di Cassazione sottolinea che “lo studio delle abitudini di vita, il fatto che abbia studiato sui social il volto della vittima per non sbagliare obiettivo”, sono circostanze che confermano la valutazione dei giudici d’appello sulla responsabilità e sulla premeditazione: “La povera vittima non conosceva l’imputato, tanto che come si vede bene dalle telecamere di sorveglianza, non si è mosso vedendo Di Lello avvicinarsi. Questo porta ad escludere qualsiasi atteggiamento provocatorio”.
Le parti civili chiedono di accogliere il ricorso del pg dell’Aquila, ritenendo che Di Lello abbia “giustiziato un ragazzo sparandogli in testa”.
“Sono passati tre anni dal funerale di Roberta – ha detto l’avvocato di Di Lello, Paolo Andreoni – ed è arrivato il momento del silenzio, Fabio sconterà la sua pena ma abbiamo chiesto che sia una pena giusta. Il vero neo di questo processo è stata la fase istruttoria durata 23 giorni, con tre famiglie che piangevano. Si è celebrato un processo per omicidio con quattro udienze”.