Il 20 luglio del 1969 l’uomo sbarcava sulla Luna: nel 50enario dell’allunaggio si torna a celebrare il satellite terrestre. Gli scienziati: “La tecnologia impiegata per le missioni spaziali ha ripercussioni pratiche nella tecnologia della nostra quotidianità”.
Sono già passati cinquant’anni da quando Niel Armstrong mise piede sulla Luna. Le sue parole “Un piccolo passo per l’uomo, un grande balzo per l’umanità” consegnarono al mondo l’immortalità di un sogno che diventava realtà, varcando il confine fino ad allora inesplorato della fantascienza.
Da allora di passi ne sono stati fatti tanti, ma nell’immaginario collettivo l’allunaggio resta l’anno zero di un progresso scientifico che, seppure inarrestabile, a 50 anni da quell’evento continua a essere celebrato.
Magnetica e trasformista, la Luna ha da sempre incantato letterati e filosofi, scienziati e artisti, divenendo protagonista indiscussa di regni creativi. Lo stupore di Astolfo, inviato sulla Luna a recuperare il senno di Orlando, è grande nel vedere quel globo d’acciaio molto più grande di quel “picciol tondo” che rassomiglia a noi vista dalla terra.
E se ancora nel 50° anniversario dell’allunaggio si torna a celebrare la Luna e le missioni spaziali a essa collegate, è perché, garantiscono gli esperti, la tecnologia impiegata in queste imprese ha ripercussioni pratiche anche nella tecnologia della nostra quotidianità.
Il servizio del Tg8