Archiviato dal gip del Tribunale di Pescara l’esposto contro gli investigatori. nell’ambito dell’inchiesta sulla tragedia di Rigopiano. Domani intanto rinvio della terza udienza preliminare per lo sciopero dei penalisti.
Il gip del Tribunale di Pescara, Antonella Di Carlo, ha disposto l’archiviazione del procedimento relativo a un esposto contro la polizia giudiziaria, depositato nello scorso giugno dai legali del sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta (uno degli imputati del processo per Rigopiano), in cui gli investigatori, in particolare il colonnello dei Carabinieri Forestali Annamaria Angelozzi, e un consulente della procura, Igor Chiambretti, erano accusati di omissione di atti d’ufficio e abuso d’ufficio per l’indagine sulla tragedia, in cui morirono 29 persone il 18 gennaio del 2018.
Nell’esposto le accuse si riferivano in particolare alla tardiva trasmissione dell’annotazione di pg di un agente della polizia di Stato alla procura; all’omissione dell’analisi delle risultanze peritali elaborate dal Ris di Roma sui cellulari delle vittime delle tragedia; alla mancata segnalazione delle mail che si sarebbero scambiati il consulente Chiambretti e uno degli imputati nel processo, riguardo l’assegnazione di un incarico da parte della Regione alla società Aineva, nella quale il consulente è responsabile tecnico.
La procura, Anna Rita Mantini e Salvatore Campochiaro, dopo gli opportuni accertamenti, aveva presentato la richiesta di archiviazione in merito all’esposto.
Intanto sarà rinviata, a causa dello sciopero dei penalisti, la terza udienza preliminare del procedimento sul disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola, in programma domani (venerdì 25 ottobre 2019) davanti al gup del tribunale di Pescara.
“Prima ancora che l’Unione delle Camere Penali Italiane indicesse l’astensione dalle udienze, 150 giuristi, tra i quali docenti universitari di diritto costituzionale, di diritto penale sostanziale e processuale, e presidenti emeriti della Corte Costituzionale avevano sottoscritto un appello al Presidente della Repubblica, in occasione della promulgazione della legge spazzacorrotti, segnalandone i gravi profili di incostituzionalità nella parte in cui dispone la sospensione sine die dei termini di prescrizione del reato a seguito della pronuncia di primo grado e, di fatto, assoggetta l’imputato di qualunque reato, persino se assolto in primo grado, ad una pretesa punitiva statale priva di termini temporali”, spiega Vincenzo Di Girolamo, presidente della Camera penale di Pescara che spiegare le ragioni dell’astensione. “Il legislatore, piuttosto che intervenire sulle cause profonde del problema, potenziando gli organici della magistratura e del personale di rango amministrativo e depenalizzando i cosiddetti reati minori, così da garantire la ragionevole durata dei processi e scongiurare la prescrizione, ha preferito intervenire con una misura demagogica e, soprattutto, espressiva della cultura giuridica autoritaria a cui non ripugna l’idea che gli effetti della imperfetta organizzazione della macchina della giustizia ricadano sul singolo cittadino sottoposto al processo”.
Di Girolamo conclude citando i dati ufficiali relativi al 2017 ed al primo semestre del 2018, forniti dalla Direzione Generale di statistica e analisi organizzativa del Ministero della Giustizia, “dai quali emerge che il 53% dei provvedimenti che dichiarano la prescrizione sono emessi all’esito delle indagini preliminari ed il 22% all’esito dei giudizi di primo grado, sicché è facile prevedere che il provvedimento presentato all’opinione pubblica come la strumento prodigioso capace di eliminare le pronunce di estinzione dei reati per decorso del tempo, nei fatti, si rivelerà anche sostanzialmente inefficace”.