Le cosiddette tasse verdi (plastic e sugar tax) del governo preoccupano lo stabilimento della Coca Cola di Oricola, che guarda all’estero; timori per i 1.786 lavoratori in Abruzzo.
Lo storico stabilimento del colosso americano, in Abruzzo dal 1988, conta 1.786 lavoratori, preoccupati per le sorti della Coca Cola di Oricola, che, con l’aggravio fiscale delle cosiddette tasse verdi pensate dal governo italiano, guarda all’estero, pensando a una possibile migrazione.
A lanciare l’allarme sono stati i vertici dell’azienda multinazionale americana, che in una riunione hanno invocato l’intervento della Regione Abruzzo e della politica nazionale. Lo stabilimento di Oricola – uno dei sei siti di produzione e imbottigliamento della bevanda in Italia – produce un fatturato di 34 milioni di euro l’anno (pari allo 0,01 del Pil regionale), con un impatto occupazionale di 1.786 occupati di cui 286 dipendenti diretti e 1.500 lavoratori nel settore dell’indotto.
“Il rischio di chiusura è concreto”, dice Giangiacomo Pierini, direttore delle comunicazioni e affari istituzionali di Coca Cola Italia. “Questa misura comporterebbe, solo per lo stabilimento di Oricola, un aumento della tassazione pari a 180 milioni di euro, di cui 140 per la sugar tax e 40 per la plastic tax: una cifra impossibile da gestire soprattutto per una realtà produttiva come quella di Oricola, che è dedicata esclusivamente alla produzione di bottiglie in pastica Pet”.
“Se dovesse chiudere lo stabilimento di Oricola, avremmo in Abruzzo un aumento di disoccupazione che si aggirerebbe tra il 2 e il 3%”, ha dichiarato il Presidente della Regione, Marco Marsilio. “La Regione condivide questa preoccupazione e farà un appello al Governo e al Parlamento perché facciano attenzione a introdurre nuove tasse, che potrebbero solamente peggiorare la nostra competitività industriale, con pericoli di delocalizzazione delle imprese in est Europa o in estremo oriente, dove c’è una competizione aggressiva in ambito sociale e di tassazione”.