Si aggrappano a un fascicolo giudiziario, aperto per istigazione al suicidio contro ignoti, le finalità giudiziarie della Procura di Teramo per chiarire cosa abbia spinto a togliersi la vita, come aveva fatto la sorella un anno fa, Simona Viceconte, 45 enne moglie di un bancario.
Quell’immagine, apparsa a una vicina che rincasava, di lei senza vita nel sottoscala, un foulard attorno al collo assicurato alla ringhiera della scalinata condominiale, ha riportato indietro l’orologio del dolore, per questa famiglia, al 10 febbraio 2019 quando la campionessa Maura Viceconte, sorella maggiore di cinque anni di Simona, aveva scelto le stesse modalità per porre fine alla sua vita, densa di successi sportivi: azzurra all’Olimpiade di Sydney 2000 e primatista italiana sui 10 mila, era ritenuta forse la migliore mezzofondista nazionale di sempre. L’iscrizione del fascicolo nelle notizie di reato, permetterà domani, al pm Enrica Medori, di affidare e far eseguire l’autopsia sulla salma. A prescindere dall’esito dell’esame necroscopico, forse finalizzato alla ricerca di segni di maltrattamento, di assunzione di farmaci o, nel caso, dell’esistenza di una grave patologia, l’indagine è destinata a relegare questa tragedia nella casistica di tanti altri eventi luttuosi di autolesionismo cui la famiglia Viceconte ha pagato un prezzo altissimo. Per gli investigatori che hanno lavorato al caso, passando al setaccio l’appartamento che Simona Viceconte condivideva con il marito impiegato di banca e le due figlie, non sarebbero emersi elementi tali da far ipotizzare un gesto violento da parte di alcuno. Il ritrovamento del biglietto destinato alle giovanissime figlie, ma soprattutto un malessere interiore acuitosi negli ultimi tempi, pur in una persona che oggi tanti definiscono solare e portata ai rapporti amicali, hanno definitivamente indirizzato il filone investigativo sul suicidio. Con una tragica coincidenza di ricorrenza, quasi scelta per dare addio alla vita: morire a un anno di distanza della cara sorella campionessa.