Deboli segnali di ripresa economica per l’Abruzzo: è quanto emerge dal rapporto del Cresa presentato questa mattina. In regione crescono le imprese giovanili, a spingere l’economia è l’export, soprattutto quello farmaceutico.
C’è ancora molto da fare la crisi non è del tutto superata, ma l’Abruzzo mostra una dinamicità importante che lo sta aiutando a uscire dal guado avviato ormai 10 anni fa dalla feroce crisi economica generata da quella finanziaria a livello planetario. A fare una fotografia dell’Economia e della società abruzzese nel 2017 è il Cresa con la suo rapporto sull’economia che analizza i tre settori tradizionali che vanno dal sistema economico al mercato del lavoro sino alla fotografia della società regionale. Emerge un’immagine dell’Abruzzo caratterizzata da luci e ombre non avendo appunto ancora del tutto superato la crisi del 2008. Ma nel 2017 l’attività economica, secondo le stime di Prometeia, in Abruzzo è cresciuta con un incremento del Pil del 1% più contenuto rispetto al dato medio nazionale.
L’attività produttiva è cresciuta nell’industria e nei servizi mentre resta in crisi il settore delle costruzioni come avviene d’altra parte in tutto il Paese. Senza eccezione in quello che viene definito il cratere più grande d’europa, L’Aquila. Nel 2017 è proseguita la graduale ripresa dei livelli occupazionali partita negli anni precedenti. Continua invece a flettere il sistema imprenditoriale, anche se si registra infatti una diminuzione delle imprese attive dello 0,2% e delle iscrizioni del 2,2% un rallentamento al quale, però, si accompagna il calo delle cancellazioni che fa ipotizzare un leggero miglioramento futuro della dinamica imprenditoriale. Trainanti le esportazioni, soprattutto quelle relative al settore farmaceutico il cui polo più importante è all’Aquila.
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