L’Aquila, un parco al posto del ponte Belvedere e un parcheggio al posto del palazzo

Il ponte Belvedere dell’Aquila come l’High Line di New York. A proporre l’idea bizzarra e forse ambiziosa per il recupero del ponte aquilano finito al centro del dibattito in seguito al crollo del viadotto Polcevera di Genova, è l’ex consigliere comunale di centrosinistra Antonello Bernardi.

L’ex consigliere Antonello Bernardi propone, in un momento in cui ci si interroga del futuro della struttura su cui dovrebbero partire i lavori di recupero post-sisma, di realizzare un parco lineare, pieno di verde e che colleghi le due colline della città con un intervento ecosostenibile.

Ma l’impressione è che il dibattito stia uscendo dal seminato e che sul ponte Belvedere ognuno giochi a chi la spara più grossa. A partire dalla proposta – sempre sulla scia della psicosi scaturita dal crollo del Morandi di Genova – di abbattere il palazzo in parte sovrastato dal ponte. Un’idea dettata dalla paura, ingiustificata se è vero che sul ponte esistono relazioni tecniche del Dipartimento di Ingegneria civile dell’Aquila secondo le quali il ponte è sicuro. E sulla base delle quali è stata realizzata la progettazione esecutiva, che consentirà di avere una struttura leggera non riguardante le parti strutturali dell’opera, proprio perché ritenute integre.

Dopo l’ipotesi abbattimento, adesso spunta quella dell’amministratore unico dell’Ater Gianni Pappalepore, di trasformare il palazzo in un parcheggio. Si tratta – occorre ricordare – di un palazzo dell’edilizia residenziale Ater restaurato con fondi pubblici, in cui sono tornate a vivere 27 famiglie. Come si concilia con la proposta di realizzarvi dei parcheggi? Ogni idea sulla ricostruzione aiuta ad arricchire il dibattito; ma sul ponte Belvedere – su cui c’è stato un silenzio assoluto per quasi 10 anni – si scatenano ora fantasie e creatività. Altro quesito al quale occorrerebbe rispondere: Ammesso che sia possibile realizzare un parcheggio al posto del palazzo, qual saranno i costi di demolizione e di riprogettazione della forma e della struttura?

Da non dimenticare, poi, che si dovrebbe ricostruire l’edificio con una forma differente (perché un conto è un palazzo, altra cosa è un parcheggio ) e anche una struttura diversa, in grado di sopportare carichi diversi e anche il necessario ricambio di aria. Insomma, non proprio una passeggiata.

Sulla questione interviene anche l’ex assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano, che torna a ribadire la necessità di progettare un ponte ex novo tramite un concorso di architettura per un ponte moderno ed elegante in una città che si candida a essere, dopo la ricostruzione, uno die più bei centri storici d’Europa.

Il ponte è sicuro, come dice il Comune – scrive sulla sua bacheca l’ex assessore – ma comunque abbattiamo i palazzi sotto di esso. E perché? Resto dell’idea di intervenire radicalmente sul ponte sostituendolo con uno derivante da un concorso di architettura che segni anche i nostri tempi. Perché già siamo arrivati a 2 milioni di spesa per un progetto che  lascia gli stessi pilastri, lo stesso ingombro e la medesima sagoma per togliere solo la minicampata centrale di 30 metri. Poi c’è questa idea di Gianni Pappalepore ma giusto un sogno o una fascinazione come dice lui stesso. Perché se si vuole fare un parcheggio multipiano c’è la collina difronte che si offre a tale ipotesi, per non dire che andrebbe chiuso il discorso con l’Inal sui palazzi del ponte di S. Apollonia, dove l’istituto voleva fare la stessa cosa sulle sue proprietà.

IL SERVIZIO DEL TG8:

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Marianna Gianforte: