Oggi il viaggio nella ricostruzione delle scuole parte una volta tanto da un esempio di efficienza e di buona collaborazione. E’ la scuola “Primo Mazzolari” del circolo Rodari, a Roio Colle, uno dei centri storici di Roio, frazione tra le più colpite e danneggiate dal terremoto del 2009.
Le insegnanti della piccola scuola la chiamano “l’isola felice” non soltanto perché è bella, colorata, antisismica, ma anche perché è frequentata da tanti bambini – 80 quelli della primaria, 50 quelli dell’infanzia – e inserita in un contesto sociale attivo e benevolo. A donarla, ormai dieci anni fa, fu la Caritas, catalogata come Musp (Modulo a uso scolastico provvisorio), come tanti ce ne sono all’Aquila, in realtà non è una scuola provvisoria. Ma la sua realizzazione, un anno dopo il terremoto addirittura, fu resa possibile grazie alle norme della procedura d’urgenza, eseguite dal Dicomac e dunque dal Dipartimento della protezione civile, come racconta l’ex consigliere comunale Enrico Perilli.
Un centro sociale per anziani molto frequentato sorge invece nell’edificio che prima del sisma ospitava la scuola materna a Roio Poggio, finito anche nel turbine delle polemiche allorchè, ristrutturata grazie alla Legge Mancia dei parlamentari Pd, venne inaugurata dall’amministrazione di centrodestra pur essendo stata invece gestita e seguita dal Partito democratico e in particolare dal consigliere Stefano Palumbo.
Da un caso positivo, a uno negativo, che si perde però nei meandri della cattiva ammnistrazione pubblica, e su cui il terremoto è intervenuto complicando la situazione. E’ quello della scuola storica di Santa Rufina di Roio, edificata degli anni ’60, poi oggetto di una riprogettazione negli anni ’90 quando esplose il boom d’Ingegneria all’Aquila (a Roio si trova infatti uno dei più importanti poli universitari ingegneristici del Centro Italia). Oggi una grande e colpevole incompiuta, destinata all’incuria e di cui l’amministrazione non sa che cosa fare.
Intanto Roio pullula di centri sociali per anziani, e se alcuni sono molto frequentati, come quello di Santa Rufina e quello di Roio Poggio, lo stesso non si può dire per quello realizzato dalla Caritas ai margini di Roio Piano, in barba al principio delle donazioni. Ma questa è un’altra storia.