Il sindacato della Polizia penitenziaria chiede camere sicurezza, dopo il tentativo di suicidio in carcere e poi di aggressione all’ospedale da parte di un detenuto a Chieti.
Torna a riproporsi il problema della sicurezza nelle carceri e negli ospedali per i detenuti ricoverati, dopo l’episodio avvenuto lo scorso 10 gennaio 2020 a Chieti, quando un detenuto abruzzese di 40 anni ha cercato di suicidarsi in carcere, legandosi una corda rudimentale al collo; l’uomo è stato prontamente salvato dagli agenti in servizio e condotto in emergenza al pronto soccorso di Chieti. Il mattino seguente, mentre era ancora piantonato in una stanzetta del pronto soccorso del Santissima Annunziata ha aggredito la polizia penitenziaria, ma gli agenti sono riusciti a evitare il peggio e il personale sanitario è dovuto intervenire con dei farmaci per calmare l’uomo.
”Ancora una volta dobbiamo elogiare la professionalità della Polizia Penitenziaria che è riuscita a evitare il peggio anche in condizioni sfavorevoli”, ha dichiarato Ruggero Di Giovanni, segretario regionale della Uil Pa Polizia penitenziaria abruzzese, per il quale l’episodio dell’aggressione dovrà essere qualificato come tentativo di evasione. “Tra l’altro il poliziotto intervenuto ha dovuto attendere l’arrivo dei rinforzi per farsi medicare e ha avuto una prognosi di tre giorni, ma non possiamo sperare che ci vada sempre bene. Purtroppo i detenuti non sempre sono come li vorremmo, ovvero persone private della libertà che approfittano del periodo di detenzione per crearsi un futuro migliore. A volte, spesso, chi ha sbagliato continua a sbagliare e la Polizia penitenziaria deve essere messa in grado di lavorare con la necessaria sicurezza al pari di tutti i lavoratori, siamo certi che una camera di sicurezza ben avrebbe potuto evitare l’aggressione e il tentativo di evasione.
Ci chiediamo a chi sarebbero state accollate le colpe qualora il detenuto fosse riuscito a fuggire e se si fosse impossessato dell’arma di ordinanza del poliziotto? Noi lo sappiamo, la colpa sarebbe stata dello sfortunato poliziotto in servizio. Ci auguriamo che allo stesso modo ci si ricordi di chiedere una ricompensa per i poliziotti penitenziari che sono intervenuti a colmare le lacune dell’amministrazione e dei responsabili della sanità.
L’amministrazione penitenziaria e la sanità regionale nonché quella locale, nel corso degli anni, sembrano aver dimenticato tutti i detenuti che giornalmente sono ricoverati, per periodi più o meno lunghi, nei reparti ospedalieri abruzzesi e che questi ricoveri avvengono praticamente sempre in corsia e in mezzo agli altri pazienti, creando una situazione potenzialmente pericolosa senza tralasciare un certo disagio per pazienti, poliziotti e detenuti; addirittura vi sono camere di sicurezza ultimate e mai messe a disposizione della Polizia penitenziaria, vedasi il caso Sulmona, o interi reparti ospedalieri sottoutilizzati, vedasi l’ospedale di Pescara e diversi nosocomi privi delle camere di sicurezza, indispensabili strumenti per garantire le cure ai detenuti e la sicurezza del territorio”.
Nei prossimi giorni il sindacato ultimerà la ricognizione di tutti gli istituti della regione e presenterà all’assessore regionale alla sanità una richiesta di intervento a sostegno della messa a disposizione di idonee camere di sicurezza in tutti gli ospedali della regione, interessati dai ricoveri di detenuti.