A Pescara l’associazione Alda e Sergio per i bambini organizza un convegno sul burnout in ambito sociosanitario: esperti a confronto su sintomi, cause e soluzioni.
“Quando cominci la professione ti insegnano a non farti coinvolgere oltre una certa misura, altrimenti corri il rischio del burnout, di bruciarti psicologicamente di fronte alle sofferenze altrui… Tu non stacchi mai, e non solo perché sei a disposizione e rispondi a tutti sempre e comunque, sapendo che una parola amica fa miracoli per chi ha dei dubbi sulla vita del figlio, ma perché una parte di te continua a pensare a quello che perdono i tuoi piccoli pazienti e a quello che forse puoi fare meglio per loro” (Momcilo Jankovic, “Ne vale sempre la pena”).
Nelle parole di Momcilo Jankovic, pediatra ed ematologo, già responsabile dell’unità operativa day hospital di ematologia pediatrica dell’ospedale San Gerardo di Monza e membro del comitato di Bioetica dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, si può riassumere la sindrome del burnout, parola di origine anglosassone che letteralmente significa esaurimento, crollo e che indica una condizione di forte stress, derivante da un contesto lavorativo, che determina un logorio psicofisico ed emotivo dell’individuo. Inizialmente associata alle professioni sanitarie e assistenziali, la sindrome del burnout è oggi estesa a qualsiasi contesto lavorativo con alte condizioni stressanti e pressanti e con posizioni di grande responsabilità lavorativa.
L’undicesima edizione dell’International Classification of Diseases (ICD) dell’OMS, che cataloga malattie e disturbi in tutto il mondo, definisce il burnout come “una sindrome concettualizzata come risultato da uno stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito con successo”.
L’OMS (organizzazione mondiale della sanità) elenca inoltre tre caratteristiche della sindrome da burnout: sensazioni di esaurimento di energia o di esaurimento; aumento della distanza mentale dal proprio lavoro, o sentimenti di negativismo o cinismo legati al proprio lavoro; ridotta efficacia professionale.
E mentre è la prima volta che l’ICD (international classification of diseases) riconosce formalmente il burnout, molti erano già consapevoli dei danni e della sua diffusione. Un articolo del NY Post di inizio anno riporta infatti come questo fosse comune anche nello stesso settore medico.
Di burnout nelle associazioni di volontariato in ambito sociosanitario si parlerà venerdì 24 gennaio al Caffè letterario di Pescara a partire dalle ore 17 in un convegno organizzato dall’associazione Alda e Sergio per i bambini in collaborazione con il Csv (Centro servizi per il volontariato) di Pescara.
“A darmi l’input per organizzare questo incontro sono stati non solo il senso profondo che l’Oms ha dato al burnout il 30 maggio scorso, definendolo una sindrome concettualizzata come risultato da uno stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito con successo, né solo le sollecitazioni di Giada Cucciniello, ma la lettura di alcune righe del libro ‘Ne vale sempre la pena’ di Momcilo Jancovic”, scrive Massimo Parenti, presidente dell’associazione Alda e Sergio per i bambini e già presidente dell’Agbe, l’associazione di genitori dei bambini emopatici. “Una lettura che mi riporta indietro nel tempo a oltre venti anni fa, momenti nefasti della mia vita di padre, momenti che mi hanno segnato nel corso della vita, nel bene e nel male, e il cui solo pensiero mi spinge a continuare a essere sempre presente per dare un piccolo sostegno agli altri, aiutando soprattutto chi condivide, affrontandoli, momenti pesanti della propria quotidianità”.