L’Abruzzo ha una delle normative più avanzate in materia, eppure è proprio dall’Abruzzo che è partito il caso di Fabrizio Pellegrini, il musicista teatino arrestato perché coltivava cannabis ad uso terapeutico.
Dopo un’ampia mobilitazione popolare e politica, Pellegrini è stato scarcerato, ma l’eco non si è affatto spenta, anzi. Per Rifondazione comunista e per i radicali di Amnistia Giustizia e Libertà non è concepibile che la legge che consente di accedere alle cure con cannabis resti inapplicata. I due movimenti politici esprimono le loro motivazioni in una conferenza stampa convocata a Pescara, nella libreria Primo Moroni di via Quarto dei mille. All’incontro partecipano Maurizio Acerbo, membro della segreteria nazionale di Rifondazione Comunista e promotore della legge abruzzese, e Vincenzo Di Nanna, segretario di AGL Abruzzi e difensore di Pellegrini.
“La mancata applicazione della legge regionale che consente la coltivazione della cannabis a scopo terapeutico – dicono i due esponenti politici – genera la conseguente impossibilità, per Fabrizio Pellegrini, di accedere alle cure. Questo stato di cose non è più tollerabile”.
Il servizio del Tg8: