Benarrivato 2025! Mattarella: «Trasformare la speranza in realtà»

Ed ecco un nuovo anno: tra aspettative e obiettivi da conseguire, il 2025 si annuncia carico di sfide. Il presidente Mattarella nel discorso di fine anno: «Tocca a noi trasformare la speranza in realtà»

E che 2025 sia! Il nuovo anno è arrivato puntuale come sempre, tra conti alla rovescia e tappi di bottiglie fatti saltare più o meno in sincrono per dare il via a brindisi di bollicine accompagnati da auguri dolci o brut a seconda delle preferenze. E tra nuove aspettative e sfide da vincere, il 2025 si annuncia carico di obiettivi da conseguire, come quelli enunciati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel consueto discorso di fine anno: «Tocca a noi trasformare la speranza in realtà».

I PUNTI CHIAVE DEL DISCORSO DI MATTARELLA
Il Presidente ha aperto il suo discorso parlando delle guerre in corso: dal conflitto di Gaza a quello in Ucraina, Mattarella ha posto l’accento sulle «forme di barbarie che non risparmiano neppure il Natale e le festività più sentite». Da qui l’urgenza della pace, di cui l’Unione Europea è storica espressione.

Le parole del rappresentante del Quirinale si sono poi appuntate sul valore della libera informazione e sui tanti giornalisti che pagano a caro prezzo il servizio reso alla comunità: una su tutte Cecilia Sala, prigioniera in Iran.

«Quelle di questa sera», ha detto ieri sera Sergio Mattarella, «sono ore di speranza nel futuro, nell’anno che viene. Tocca a noi saperla tradurre in realtà. Cosa significa concretamente coltivare fiducia in un tempo segnato, oltre che dalle guerre, da squilibri, da conflitti? Vi è bisogno di riorientare la convivenza, il modo di vivere insieme. In questo periodo sembra che il mondo sia sottoposto a un’allarmante forza centrifuga, capace di dividere, di allontanare, di radicalizzare le contrapposizioni. Sono lacerate le pubbliche opinioni. Faglie profonde attraversano le nostre società. La realtà che viviamo ci presenta contraddizioni che generano smarrimento, sgomento, talvolta senso di impotenza».

Il Capo dello Stato ha poi parlato delle sfide globali e nazionali che ci aspettano: una su tutte il cambiamento climatico, alla luce delle numerose «alluvioni che non possono più essere considerate come fatti straordinari», ma anche la povertà, perché «a livello globale aumenta in modo esponenziale la ricchezza di pochissimi mentre si espande la povertà di tanti».

Il Presidente ha poi menzionato alcune delle tante sfide italiane: dalle lunghe liste d’attesa sul fronte sanitario ai dati sull’occupazione che non può non considerare le aree di precarietà, i salari bassi e i lavoratori in cassa integrazione, passando ancora per la disuguaglianza tra Nord e Sud.

Non è mancato poi il monito «ai giovani che sono la grande risorsa del nostro Paese». A preoccupare sono bullismo, risse, uso di armi e di droghe. «La precarietà e l’incertezza che avvertono le giovani generazioni vanno affrontate con grande impegno», ha ribadito Mattarella.

Parlando poi di rispetto, parola dell’anno scelta dall’Istituto dell’Enciclopedia italiana Treccani, il Capo dello Stato ha introdotto il tema delle morti sul lavoro, altra piaga da combattere in profondo contrasto con il rispetto della vita e la sicurezza di chi lavora.
Rispetto che Sergio Mattarella cita anche per coloro che si trovano in carcere e che invece vivono sulla propria pelle il problema del sovraffollamento delle carceri che rende difficile il lavoro del personale penitenziario. «L’alto numero di suicidi è indice di condizioni inammissibili.»

E poi la piaga dei femminicidi che riportano dolorosamente alla memoria il caso emblematico di Giulia Cecchettin, menzionata dal Presidente della Repubblica per sottolineare «la barbarie di uomini che non rispettano la libertà e la dignità femminili e non rispettano neppure se stessi. Non vogliamo più dover parlare di donne come vittime», ha chiosato Mattarella.

Anche di patria e patriottismo ha parlato il Capo dello Stato: «Patriottismo è quello dei medici del pronto soccorso, dei nostri insegnanti che si dedicano con passione alla formazione dei nostri giovani ed è patriottismo quello di chi, con origini in altri Paesi, ama l’Italia, ne fa propri i valori costituzionali e le leggi».

Parlando di sicurezza, ecco il tema della prevenzione e dei risultati significativi raggiunti nell’ambito delle truffe agli anziani, alle aggressioni via web e alla violenza di strada.

Nel discorso di fine anno non poteva mancare il ricordo dei trionfi sportivi del 2024: «Desidero rivolgere un saluto alle donne e agli uomini di sport in questo che è stato un anno olimpico e paralimpico».

Infine il ricordo della Liberazione, di cui nel 2025 ricorrerà l’80° anniversario. «È fondamento della Repubblica e presupposto della Costituzione, che hanno consentito all’Italia di riallacciare i fili della sua storia e della sua unità. Una ricorrenza importante. Reca con sé il richiamo alla liberazione da tutto ciò che ostacola libertà, democrazia, dedizione all’Italia, dignità di ciascuno, lavoro, giustizia. Sono valori che animano la vita del nostro Paese, le attese delle persone, le nostre comunità. Si esprimono e si ricompongono attraverso l’ampia partecipazione dei cittadini al voto, che rafforza la democrazia; attraverso la positiva mediazione delle istituzioni verso il bene comune, il bene della Repubblica: è questo il compito alto che compete alla politica».

E dunque che abbia inizio questo 2025 e che trasformi le aspettative in sfide vinte e «la speranza in realtà», come auspica il presidente Mattarella. Buon anno a tutti!