A Caramanico la stagione termale è ancora bloccata. Dalla Regione arriva l’annuncio dei fondi già deliberati, ma la società in liquidazione chiede di ampliare il ventaglio delle prestazioni sanitarie per uscire dalla perdita. Intanto i lavoratori, preoccupati, si dicono pronti a un presidio.
Decine di lavoratori a spasso e prenotazioni respinte con strutture alberghiere e ricettive svuotate, che mettono in ginocchio l’economia di un intero paese: così a Caramanico, dove la situazione di stallo delle terme è ben lungi da una ritrovata soluzione. La riapertura del centro termale alle falde della Maiella è ancora lontana, con la società concessionaria in liquidazione e la stagione estiva paralizzata da oltre un mese.
Franco Masci, liquidatore della società termale, fa sapere di essere in attesa di fondi regionali che servirebbero a sbloccare la situazione, mentre Nicoletta Verì, assessore regionale alla sanità, gli fa eco sostenendo che i 3 milioni e 200 mila euro, messi a disposizione dalla Regione, sono già stati deliberati e che dunque le terme di Caramanico possono riaprire, come già fatto giorni fa da quelle di Popoli.
Ma la società termale, che gestisce l’impianto dal 1943, essendo in liquidazione volontaria, riaprendo lo farebbe in perdita, perché, come dichiarato dal liquidatore Masci alla stampa, il centro di Caramanico non può puntare solo alle cure termali come aerosol e insufflazioni, ma vorrebbe aumentare il ventaglio delle prestazioni anche ad altri assistiti del sistema sanitario nazionale con costi più contenuti, essendo la struttura attrezzata per offrire servizi per tutto l’anno.
Complice di questo immobilità la crisi, che dal 2008 ha fatto registrare un calo di presenze, passate dalle 21 mila utenze alle attuali 14 mila. A risentirne sono state soprattutto le strutture ricettive collegate al centro (la crisi ha intaccato le voci di spesa un tempo destinate alla ricezione), che in questi anni è riuscito invece a mantenere costante il numero degli assistiti pendolari, registrando però una perdita di bilancio.
E in questo limbo a farne le spese sono soprattutto i lavoratori del centro termale (15 dipendenti e altri stagionali), che attenderebbero lo sblocco della situazione, preoccupati per un futuro alquanto nebuloso e pronti a dare vita a un presidio sotto la Regione. A farsi carico di questa istanza è Alessandra Di Simone della Filcams Cgil, che ha già incontrato a Caramanico i dipendenti delle terme nel corso di un’assemblea.
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abbiamo risorse naturali uniche per far diventare il nostro abruzzo una meta turistica ricercata....ma non si sa o non si vuole investire e cercare soluzioni per creare strutture ed eventi in grado di attirare gli utenti. Caramanico e' morta da tempo e' un vecchio scarpone alla deriva senza ammodernamenti senza pubblicita' senza eventi ...penso che a volte l'economia vada a crollare senza validi motivi