Pokemon go, la nuova app di Nintendo e Niantic, sbarca in Abruzzo e contagia un esercito di appassionati. Ma è già allarme sul fronte della sicurezza stradale. Intanto anche l’università di Teramo apre la caccia alle creature immaginarie per studiare il fenomeno sociale.
Tra gli appassionati è mania, tra i realisti è allarme sociale. Pokemon go, la nuova app della nintendo, sbarca anche in Abruzzo, dividendo coscienze e generazioni e contrapponendo realtà virtuale e realtà vera. L’hic et nunc di latina memoria, privato di ogni significato dalla generazione smartphone dipendente, si dissolve tra i gangli impalpabili della rete, dove un emoticon conta più di un’emozione e dove un selfie al foto shop vale più di un sorriso sincero in un volto scapigliato dall’irripetibilità di un momento non costruito.
Il nuovo videogioco, che sta spopolando in ogni angolo del pianeta tra i paesi avanzati, è nato per scherzo nel 2014 da un’idea dei vertici della Nintendo e della Pokemon company che, in collaborazione con Google, hanno dato vita a un’applicazione che si basava sulla ricerca di Pokemon all’interno del servizio di google maps. Le infinite potenzialità del gioco, amplificate dal sistema di geolocalizzazione Gps degli smartphone, non sono però passate inosservate, tanto che l’applicazione è stata immediatamente potenziata e commercializzata da luglio del 2016. Un successo mondiale, considerato che, nella sola settimana di lancio del gioco, Pokemon go è stata l’applicazione mobile più scaricata tra i dispositivi compatibili. Il gioco consiste nel dare la caccia ai Pokemon, creature immaginarie ideate in Giappone, che gli uomini possono divertirsi a catturare per allenarle a combattere per divertimento in una realtà virtuale amplificata dalla geolocalizzazione degli smartphone, attraverso una pericolosa commistione di virtualità e realtà. Non è un caso che già si parli di allarme sociale per i rischi connessi a un utilizzo incosciente dell’applicazione perfino tra automobilisti e pedoni, che per dare la caccia ai propri beniamini, non esitano a mettere a repentaglio la propria incolumità e quella altrui, tanto che già si registrano i primi incidenti Pokemon correlati e le prime multe, mentre il Codacons e l’Asaps, associazione amici della polizia stradale, denunciano il pericolo concreto dell’uso sconsiderato della app, additata come la nuova minaccia sul fronte della sicurezza stradale.
E l’Abruzzo non è certo immune da questa nuova mania. Domenica scorsa, per le vie del centro di Pescara, erano in più di 400 alla ricerca di Pikachu e compari, così come nella caccia che è stata organizzata ieri a Chieti scalo. Domani toccherà a Teramo, dove ad aprire la caccia è stata addirittura l’università, impegnata in uno studio sociologico del fenomeno.
Se sarà una moda passeggera o una nuova dipendenza da cui un nuovo popolo di inconsapevoli automi faticherà a disintossicarsi, ce lo dirà il tempo. Per ora c’è chi si limita a osservare con stupore e chi, come una moderna Cassandra, mette in guardia dal pericolo. La speranza è che, giornalisticamente parlando, la caccia resti circoscritta alle sfumature del costume sociale e che non sconfini mai nella categoria della cronaca.