In Abruzzo la Cgil lancia l’allarme sulle ferrovie: in meno di dieci anni tagliati servizi e aumentate le tariffe (+25%); viaggiatori in calo (-40%).
È una rete ferroviaria da Medioevo quella tratteggiata dalla Filt Cgil. Dal 2011 a oggi, in meno di dieci anni, il trasporto regionale su ferro ha subito un’involuzione senza precedenti: taglio dei servizi (-9,6%), aumento delle tariffe (+25%) e vertiginoso calo dei viaggiatori (-40%), che sono passati dai 23.530 utenti giornalieri del 2011 ai 14.140 del 2017. Si aggiunga a tutto questo la presenza di materiale rotabile vecchio di 17,7 anni a fronte della media nazionale di 15,4 anni e il fatto che in Abruzzo l’82% delle tratte è a binario unico contro il 57% della media italiana, che tradotto in chilometri significa che su 676 km di binari in regione solo 123 sono a binario doppio. Non stupisce pertanto che la tratta ferroviaria Pescara-Roma sia percepita come tra le dieci peggiori d’Italia, come rivela lo studio Pendolaria 2018 di Legambiente.
A riportare l’attenzione sulle ferrovie in Abruzzo è la Cgil, che per bocca di Carmine Ranieri e Franco Rolandi, rispettivamente segretario regionale della Cgil Abruzzo e Molise e segretario della Filt, attaccano la Regione sulla carenza di finanziamenti stanziati per il comparto (nel 2017 solo lo 0,24% della voce di bilancio della spesa regionale è stata indirizzata verso il servizio ferroviario regionale), puntando inoltre il dito contro il pesante deficit di competitività infrastrutturale.
Il servizio del Tg8