Oltre tre milioni di ore vendute nel 2016 in Abruzzo, con un uso massiccio e a volte improprio dei “voucher”, questo emerge da uno studio della Uil regionale.
Tre milioni di ore vendute in Abruzzo, quasi metà di quelle vendute nel Lazio e tre quarti di quelle vendute in Campania, che sono regioni ben più grandi. Sono i numeri dell’utilizzo dei “voucher”, i buoni lavoro, in Abruzzo, elaborati dalla Uil regionale su base Inps. Il segretario regionale, Roberto Campo, parla di un uso “massiccio” e sottolinea che mentre nel 2008 i “voucher” venduti in Abruzzo rappresentavano l’1% di quelli venduti in Italia, ora “siamo al raddoppio dell’incidenza, con il 2,1%”. La provincia abruzzese in cui i “voucher” sono più utilizzati è quella di Chieti, seguono Pescara e Teramo e infine L’Aquila.
“Il dato dei voucher – spiega il segretario regionale Roberto Campo - va poi letto insieme agli altri dati del mercato del lavoro: il numero degli occupati, che prima della crisi in Abruzzo oscillava introno al mezzo milione, oscilla ora intorno a 475 mila; la flessione dei contratti a tempo indeterminato; l’occupazione che cresce è soprattutto quella degli ultra 50 enni, come in Italia, grazie alle distorsioni operate dalla Legge Fornero, che finalmente cominciamo a correggere – conclude Campo – con l’Accordo Sindacati Governo del 28 settembre 2016; il tasso di disoccupazione giovanile, giunto al 48%”.
Il servizio del Tg8: