Per il crollo della Casa dello studente arriva la citazione in tribunale per la Regione Abruzzo e l’Azienda per il diritto allo studio universitario. Gli atti notificati un paio di giorni fa dall’avvocato Della Vigna.
Un risarcimento di 6 milioni di euro: è quanto richiesto dalle parti civili del processo per il crollo della Casa dello studente, tristemente diventata il simbolo della tragedia del sisma del 6 aprile 2009.
Si tratta di un risarcimento record dei danni chiesto alla Regione e all’Azienda per il diritto agli studi universitari (Adsu), che all’epoca era proprietaria dell’immobile, dall’avvocato teramano Wania Della Vigna, che assiste le famiglie delle vittime e i feriti sopravvissuti e che sabato scorso ha notificato gli atti di citazione a favore di alcune vittime del crollo.
La prima udienza si terrà il 13 febbraio prossimo.
Complessivamente sono stati richiesti 6 milioni per i familiari del ragazzo deceduto Hussein Hamade, detto Michelone, e per altri cinque studenti, miracolosamente sopravvissuti sotto le macerie dell’edificio pubblico, adibito a Casa dello studente, la notte del 6 aprile 2009. Seguiranno, nei prossimi mesi, altre citazioni da parte dell’avvocato Della Vigna per il risarcimento danni anche a favore degli altri undici ragazzi, suoi assistiti, sopravvissuti al crollo.
“La Regione al 6 aprile 2009 era l’ente proprietario dell’immobile – spiega l’avvocato – pertanto è responsabile per aver omesso di eseguire opere di manutenzione, ristrutturazione e adeguamento strutturale dell’edificio; è responsabile per aver consentito l’esecuzione di opere che hanno ulteriormente aggravato la stabilità e reso più fragile l’edificio; è responsabile per aver omesso di eseguire controllo e vigilanza sull’edificio di cui aveva la custodia e, comunque, in quanto ente proprietario è responsabile per il crollo”.
“L’Azienda per il diritto agli studi universitari – aggiunge l’avvocato – è responsabile dei danni causati alle vittime e ai loro congiunti, in quanto anch’essa custode con la Regione, quindi è responsabile per aver omesso di eseguire opere di consolidamento statico, per non aver rispettato gli obblighi di garanzia, di protezione e di controllo, ma soprattutto per il fatto dei commessi e dipendenti (ovvero gli imputati già condannati nei due gradi di giudizio. Perizie e atti dimostrano inequivocabilmente – spiega ancora Della Vigna – che sussistono a carico della Regione e dell’Adsu, a carico dei dirigenti regionali e dei tecnici incaricati nel corso degli anni i profili della colpa grave. Infatti, nelle condotte degli enti (dirigenti, funzionari e tecnici regionali) è ravvisabile la colpa grave identificata “nella intensa negligenza, nella sprezzante trascuratezza dei propri doveri, nell’atteggiamento di grave disinteresse nell’espletamento della proprie funzioni nella macroscopica violazione delle norme nel comportamento che denota dispregio delle comuni regole di prudenza”.