L’Associazione Antimafie Rita Atria e PeaceLink Abruzzo nelle scorse settimane hanno aderito e partecipano alla mobilitazione del Coordinamento per la Tutela Vie Verdi d’Abruzzo, proseguendo in un impegno per l’ambiente, il territorio e accanto ai movimenti e alla cittadinanza organizzata ormai ultradecennale.
La nota dell’Associazione Antimafie Rita Atria e PeaceLink Abruzzo:
Il recente allarme del Coordinamento sull’assalto del cemento e della privatizzazione di tanti luoghi della costa abruzzese, che sottoscriviamo e rilanciamo, dimostra una volta di più quanto sia necessario ed importante vigilare sulla gestione del nostro territorio, sulle assenze e mancanze nella sua tutela e su una netta inversione a U che sarebbe necessaria da parte di chi dovrebbe agire solo e soltanto per tutelare l’interesse pubblico.
Il Coordinamento nel suo recente comunicato, così come il Forum Civico Ecologista vastese, ha posto l’attenzione sul processo di revisione del PAN di Punta Aderci, su cui dubbi, interrogativi, perplessità e anche timori aumentano e non diminuiscono dopo il comunicato di Menna e Cianci. La prima volta che un esponente dell’attuale amministrazione vastese ha rilasciato dichiarazioni in merito è stato nel novembre 2019: all’epoca presentandosi alla stampa (occasione di partito quindi, non incontro istituzionale) il neo capogruppo in consiglio comunale PD Marco Marra disse che l’iter era in corso. Tredici mesi dopo, solo a seguito di un’interrogazione presentata dalla consigliera comunale di opposizione Dina Carinci, finalmente si è parlato di PAN nella massima assise comunale. Nel frattempo, nonostante alcune prese di posizione soprattutto dal mondo ambientalista e da consiglieri comunali di opposizione, dall’amministrazione era venuto solo l’impegno a settembre di convocare un incontro pubblico entro il mese successivo. Incontro che non risulta essersi mai tenuto, perché? Menna e Cianci nel loro ultimo comunicato attaccano presunti messaggi strumentali (tredici anni dopo il famoso “stamb disonest” possibile che stiamo ancora a questo punto? Possibile che chi critica l’amministrazione gira che ti rigira venga sempre considerato da lor signori brutto, sporco e cattivo?), metodo di condivisione come modus operandi e “paure sbandierate con analisi superficiali e senza un raffronto con il piano vigente”.
La condivisione e partecipazione in materia ambientale è stabilita e regolamentata da direttive europee e leggi, è o almeno sarebbe un obbligo di tutte le amministrazioni pubbliche. E devono avvenire in ogni fase di un qualsiasi iter. 13 mesi fa Marra disse che l’iter per il nuovo PAN era in corso, stessa cosa Cianci il mese scorso. Eppure non risultano ancora esserci stati incontri pubblici e non troviamo nessun atto reso pubblico. Cianci in consiglio comunale, e insieme a Menna nel comunicato recente, scrivono di essersi affidati “a dei noti tecnici specializzati in materia di aree protette”. Senza andare oltre, ad oggi quindi non è noto al grande pubblico chi sono costoro, così come cosa è stato elaborato finora. Dobbiamo quindi, tornando alle “paure sbandierate” e ad altre considerazioni di Menna e Cianci, affidarci al solo intervento in Consiglio Comunale. Dove i concetti maggiormente espressi sono stati: fruibilità turistica e deroghe urbanistiche sempre per tutelare “esigenze turistiche”. Senza aggiungere altro. In assenza di una conoscenza pubblica di dati più precisi e delle previsioni di questo nuovo PAN sul tavolo rimane solo quanto i cittadini riescono ad acquisire, in maniera parziale sicuramente ed informale. L’unica vera smentita reale potrebbe venire solo da un atto: la resa pubblica del redigendo PAN, delle sue previsioni, numeri e cartografie. Quanto ancora dobbiamo aspettare?
Quanto affermato in consiglio comunale, la centralità alla fruibilità turistica e alle deroghe urbanistiche, portano a determinati interrogativi. E la “colpa” di ciò non è del cittadino che interroga. La Riserva di Punta Aderci è naturale, non turistica e non alberghiera, va oltre la spiaggia e le cartoline di questi anni e accoglie immense ricchezze naturalistiche ed archeologiche, che soffrono anche, purtroppo, di criticità derivanti da rischi idrogeologici e di altra natura. Nulla di tutto questo, dalle cronache del consiglio, ci risulta sia stato citato dall’assessore. E quando si parla di cubature e deroghe urbanistiche un dato domina su tutto: il pallino di tutto finisce nelle mani dei privati e l’amministrazione pubblica recepisce e autorizza (o nega). Le scelte del territorio devono essere centrali nell’amministrazione pubblica, non è possibile che siano le istanze private ad esserlo.