È tutto pronto all’Università di Chieti per il test di ammissione ai Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia e Odontoiatria e Protesi Dentaria. I giovani comunisti protestano contro il numero chiuso.
L’ingresso alle aule è consentito dalle ore 8.30, la prova inizia alle 12.00 e si conclude alle 13.40. L’Università d’Annunzio accoglie 926 candidati, tutti residenti nelle Province di Chieti, Pescara o Teramo, secondo quanto previsto dal decreto ministeriale che, per limitare gli spostamenti sul territorio nazionale e regionale, ha disposto che la prova di ammissione venga sostenuta nella sede più vicina alla propria Provincia di residenza, anche se ha scelto una sede universitaria diversa.
I posti programmati per il Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia sono 186 per studenti italiani, comunitari e non residenti in Italia, e 4 per non comunitari residenti all’estero. I posti programmati per il Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria sono 40 per studenti italiani, comunitari e non comunitari residenti in Italia e 6 per studenti non comunitari residenti all’estero. Al fine di consentire lo svolgimento delle prove in attuazione della normativa per la prevenzione della diffusione del Covid-19, l’Ateneo utilizzerà 32 aule con 70 docenti coinvolti e 40 unità del personale tecnico-amministrativo impegnato per le procedure di identificazione dei candidati. Inoltre saranno utilizzate 80 unità del personale Biblos per il controllo degli accessi al Campus e dei percorsi obbligatori, già predisposti e opportunamente transennati. La professoressa Patrizia Di Iorio, presidente della Scuola di Medicina e Scienze della Salute della d’Annunzio, ha coordinato il gruppo di lavoro addetto alle complesse attività di preparazione e supervisionerà anche lo svolgimento delle prove.
“L’Organizzazione delle prove di ammissione, in questo anno segnato dallo stato di emergenza del Covid-19, – spiega la professoressa Patrizia Di Iorio – è stata molto complessa. Al fine di garantire al massimo il normale svolgimento della prova nel rispetto delle direttive a tutela della sicurezza dei candidati e del personale coinvolto, siamo stati tutti impegnati sia nella predisposizione delle varie aule e dei percorsi di accesso sia nella gestione delle affluenze al Campus, coinvolgendo anche le Forze di Pubblica Sicurezza e interessando il servizio di trasporto pubblico urbano e regionale”.
Intanto gli universitari del Fronte dei Giovani Comunisti si scagliano contro i test di ingresso e più in generale contro il numero chiuso:
“La pandemia lo ha dimostrato il numero chiuso va abrogato! – si legge nella nota degli universitari – Nonostante la pandemia da COVID-19 abbia mostrato quanto costa il continuo smantellamento del sistema sanitario, i test d’ingresso per la facoltà di medicina non sono stati ancora messi in discussione dalle istituzioni: 66.000 candidati competeranno per poco più di 13.000 posti, e tantissimi altri tenteranno quello per professioni sanitarie. L’unica soluzione momentaneamente adottata è stata l’introduzione di circa 5.000 posti in più previsti per quest’anno, che però non sono assolutamente sufficienti per colmare le mancanze ormai evidenti e manifeste del sistema sanitario nazionale. Ancora una volta si sceglie di nascondere la tragica realtà della sanità pubblica piuttosto che proporre un investimento serio per garantire il diritto alla salute.
Non si tratta di cento o mille posti in più, si tratta di costruire un sistema alternativo. Da tempo si denuncia la mancanza di almeno 50.000 infermieri e di decine di migliaia di medici, tagli sistematici al SSN in favore di privati che hanno portato alla gestione disastrosa durante l’emergenza Coronavirus degli scorsi mesi. Proprio il numero chiuso per la facoltà di medicina è una di quelle misure che hanno distrutto la sanità pubblica, una misura che ha portato alla diminuzione del numero di lavoratori in corsia e alla speculazione sulla salute della popolazione intera. Ci siamo forse dimenticati di quelli che la stampa padronale, al momento opportuno, volle chiamare eroi?
Il Fronte della Gioventù Comunista sarà in molti atenei d’Italia e davanti l’università D’Annunzio di Chieti insieme agli studenti universitari per lottare contro il numero chiuso e la sottoposizione della sanità pubblica a favore dei privati che speculano sulla salute della popolazione: medici privati, ospedali privati, avvocati privati che già da domani proporranno agli aspiranti studenti dei costosi ricorsi. Un fragile sistema che sembra autosostenersi e che è invece fragile come una torre senza fondamenta. La pandemia ha mostrato che il sistema economico in cui viviamo non è in grado di rispondere ai bisogni delle classi popolari: è necessario lottare per raggiungere una sanità davvero universale e per abbattere le barriere di classe che oggi impediscono a milioni di giovani l’accesso ai più alti gradi di istruzione”.
Anche le associazioni studentesche Unione degli Universitari e Rete degli Studenti Medi criticano il Numero Chiuso e protestano per il costo dei test d’ingresso, che quest’anno può arrivare fino a 100 euro:
“Nonostante il tema del superamento del Numero Chiuso per i corsi di Area Medica sia stato molto presente nel dibattito pubblico, ci troviamo ancora una volta ad assistere all’ennesima lotteria dei Test d’Accesso per i corsi a numero programmato nazionale. Un evidente segnale di quanto gli investimenti in Istruzione e Università e Ricerca siano soltanto promesse elettorali e frasi spot, che poi nella realtà non trovano mai applicazione, neanche dopo l’evidente crisi in cui il nostro Servizio Sanitario Nazionale si è venuto a trovare a causa della carenza di Medici, che manifesta ancor di più il fallimento del numero chiuso. Quest’anno inoltre il costo del test d’ingresso è aumentato a 100 euro, in alcuni casi anche triplicando il costo rispetto all’anno scorso. È insopportabile che ancora una volta siano gli studenti a dover pagare. A maggior ragione nella situazione di crisi economica in cui si trovano tantissime famiglie italiane, a causa del Covid19. Questa doveva invece essere l’occasione per ripensare le modalità d’accesso al corso di laurea in medicina, superando lo strumento inefficace del test che non può rappresentare veramente uno studente e andare a limitarne il diritto allo studio e al futuro”.
UDU e Rete degli Studenti Medi chiedono anche l’immediata abolizione del numero programmato per i corsi in Architettura e Formazione Primaria, dove da anni i partecipanti al test sono inferiori alla quota dei posti messi a bando.
Organizzazione perfetta. Nessun tipo di problema. I 926 candidati hanno sostenuto la prova in totale sicurezza secondo il rigoroso protocollo anti-Covid19. Martedì 8 settembre si replicherà in viale Pindaro a Pescara.
“Organizzazione complessa ma siamo soddisfatti – ha affermato la professoressa Patrizia Di Iorio presidente della Scuola di Medicina e Scienze della Salute della d’Annunzio – abbiamo limitato gli accessi, abbiamo altresì modificato l’accesso rispetto agli altri anni tenendo conto che gli iscritti sono diminuiti solo di un centinaio unità. Siamo stati supportati dalle forze di pubblica sicurezza. E’ stato rispettato il distanziamento. Insomma, il sistema ha funzionato”.
“Una vera sfida per la nostra amministrazione – ha dichiarato Maurizio Stefanachi responsabile del settore Sicurezza e Prevenzione sul lavoro – l’impegno è stato notevole. Siamo riusciti ad organizzare dei percorsi di entrata e di uscita separati così come dettato dai protocolli ministeriali. Abbiamo effettuato un distanziamento anche superiore ad un metro per garantire, ancora di più, una sicurezza ai candidati. Questo, naturalmente, ha portato la capienza ad 1/4. Sono state impegnate tutte le aule di Medicina e Farmacia. Mi preme sottolineare che tutte le aule sono state sanificate il giorno prima e saranno risanificate al termine della prova concorsuale. Anche a Pescara, il prossimo 8 settembre, applicheremo quanto già fatto al Campus di Chieti”.
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