È stato appena pubblicato dalla casa editrice abruzzese Ianieri l’ultimo libro di Franco Pasquale: “Il diario di Nerone”.
“L’idea di scrivere un romanzo sulla figura di Nerone mi è scattata leggendo un giallo della mia amica scrittrice Angela Capobianchi (La discendenza, ndr). Non mi interessava rivalutare un personaggio storico così controverso, quanto piuttosto mettermi nei sui panni, immedesimarmi in lui provando a vivere la sua vita”.
SINOSSI:
Roma è nel caos.
E’ l’anno dei quattro imperatori. Galba, Otone, Vitellio e Vespasiano si contendono il trono di Roma. Nerone si è dato la morte per sfuggire all’onta del processo e a un’esecuzione pubblica e cruenta.
Mentre imperversa una nuova guerra civile, Claudia Atte, la schiava e poi liberta, devota amante di Nerone, l’unica capace di restargli fedele fino alla fine, cerca e trova il manoscritto in cui il suo imperatore, fin da bambino, aveva annotato gli eventi fondamentali della sua vita.
I primi anni spensierati, quando, allevato dalla zia Domizia e libero di correre e giocare per le strade di Roma, cominciava a sognare di poter dar forma alle sue inclinazioni di artista. Una spensieratezza segnata, però, dalla lontananza e poi morte del padre e dall’esilio della madre, di cui non ricordava né i tratti del volto, né la voce.
Il ritorno a Roma di Agrippina che prende in mano l’educazione del figlio, lo affida a precettori illustri e programma per lui l’ascesa al titolo di Imperatore. Il rapporto ambiguo e conflittuale fra madre e figlio perché i progetti di lei non coincidono affatto con le aspirazioni del giovane.
La graduale ascesa al potere, fra macchinazioni, manipolazioni e complotti che lo portano, suo malgrado, a soli 17 anni, sul trono di Roma. Il ruolo ambivalente di Seneca, che lo istruisce e gli fornisce tutti gli strumenti della cultura
dell’epoca, ma nello stesso tempo lo prepara, a suo modo, sotto lo stretto controllo di Agrippina, nel frattempo diventata imperatrice per aver sposato lo zio Claudio, a salire presto sul gradino più alto dell’Impero. La morte sospetta di Claudio, forse avvelenato. Le tante congiure di Palazzo di cui non è fino in fondo ancora consapevole.
I primi anni di regno, segnati da intenzioni da principe illuminato, più sensibile a fare gli interessi
del popolo che di quella della potente e corrotta classe senatoriale. Le scorribande e le bravate notturne ormai inopportune per il ruolo che ricopre. L’odio di Britannico, l’erede legittimo, cui ha sottratto il titolo di Imperatore.
La morte misteriosa del fratellastro. Il matrimonio con la sorellastra Ottavia, che non gli suscita alcuna passione amorosa. Gli ardori giovanili che vanno dunque placati altrove e innanzitutto con Atte, la sua favorita. L’incontro fatale e magico con Poppea Sabina. La complicità erotica ed intellettuale che li avvolge. L’omicidio della madre, che tenta persino di sedurlo, in un legame incestuoso, per far sì che il figlio non sia altro che una marionetta nelle sue mani e per essere lei la vera padrona di Roma, ma che, anche da morta, torna di frequente ad tormentare i suoi sogni. Il ripudio e la morte dell’innocente Ottavia.
La morte della piccola Claudia Augusta, avuta da Poppea, che lo porta sull’orlo della disperazione. L’incendio di Roma, la ricerca e la punizione di colpevoli e la difesa delle accuse che sia stato lui a ordinarlo per radere al suolo la parte più vecchia e malfamata di Roma al fine di dar sfogo alla sua mania architettonica. Le congiure da cui deve difendersi e la dolorosa decisione di ordinate la morte degli amici e consiglieri più cari, tra cui lo stesso Seneca che sempre più gli appare orientato a fare i propri interessi che a coadiuvarlo nella guida di Roma.
La morte di parto della sua amata Poppea e del nuovo erede che ella porta in grembo, morte alla quale Nerone reagisce distaccandosi sempre più dai suoi compiti e dedicandosi soprattutto a gareggiare nel circo come musico e auriga, sempre amato e acclamato dal popolo, ma osteggiato e deriso dal Senato.
La sua riluttanza ad occuparsi di questioni militari, inconsapevole che a Roma un imperatore si giudica soprattutto dalle sue conquiste. Le esibizioni a Napoli e a Corinto, in un progetto di ellenizzazione crescente dell’Impero che non
può essere gradito a quello che oggi chiameremmo l’establishment dell’antica Roma, già contrario ad ogni riforma civile o monetaria voluta da Nerone. Il suo orrore per il sangue, che pure deve spargere a fiumi. Il controverso rapporto con Tigellino e con i suoi generali di cui ha bisogno, ma di cui farebbe volentieri a meno e che, infine, gli si rivoltano contro e lo dichiarano nemico di Roma.
Tutto questo è nel diario in cui l’imperatore – passato alla Storia come il più folle e crudele, la bestia, il 666, l’anticristo – racconta la sua versione dei fatti, interpreta gli avvenimenti salienti della sue esistenza, li giustifica e cerca di apparire meno esecrabile di come è da duemila anni considerato. Nero pro domo sua. Una domus aurea.