Per ora sono soltanto 5 gli operai chiamati a lavorare dopo mesi di stop all’Accord Phoenix, la fabbrica per lo smaltimento e la lavorazione dei materiali elettronici di scarto dell’imprenditore inglese di origini indiane Ravi Shankar, arrivata a insediarsi in città fra mille lungaggini burocratiche dopo un lungo processo diplomatico e trattative sindacali.
La squadra di operai è quella chiamata lunedì scorso a lavorare per rimuovere i materiali dall’area sequestrata a dicembre perché “stoccati in aree non adeguate” e individuati dalla Guardia di Finanza durante un’ispezione aerea. Si tratta di un dissequestro parziale, che consentirà comunque di far partire i lavori di bonifica e poi l’adeguamento del sito. Un piccolo segnale che piano piano si sta uscendo da un’impasse che dura da 5 mesi, da quando cioè l’autorità giudiziaria ha posto i sigilli all’area con l’ipotesi di reati ambientali a carico della dirigenza.
Intanto è stata completata e inviata tutta la documentazione richiesta da Arta e Regione, primo passo per risolvere una vertenza che coinvolge 80 lavoratori provenienti dall’ex polo elettronico e che l’impresa si è impegnata a riassorbire.