In 400 hanno preso parte alla prima festa dei pensionati della Confederazione Agricoltori Chieti-Pescara che si è svolta ieri ad Atessa. Diversi i temi affrontati.
Ruolo sociale dei pensionati agricoli, tutela della categoria, pensioni più eque e assistenza socio-sanitaria da potenziare. Sono stati questi i temi al centro della prima festa dei pensionati di Cia Chieti Pescara intitolata “Piano sociale regionale e legge di stabilità 2017: le novità sulle pensioni” che si è svolta nella ieri ad Atessa. In circa 400 hanno partecipato all’appuntamento che per la prima volta si svolge dopo l’unione delle due province di Chieti e di Pescara della Confederazione italiana degli agricoltori. Grazie all’unione, la nuova Anp (Associazione nazionale pensionati) Cia Chieti Pescara è arrivata a rappresentare circa 20 mila iscritti. In particolare, gli iscritti sono 19.462 di cui 15.150 nella provincia di Chieti e 4.312 in quella di Pescara (31.048 sono gli iscritti a livello regionale).
Come è consuetudine la festa dell’Anp è costituita da un momento di approfondimento tematico sulle problematiche della categoria e uno più leggero dedicato al pranzo sociale e altre attività.
Al tavolo dei relatori erano presenti il presidente Anp Cia Chieti Pescara, Valterio Paolucci, il presidente e il direttore di Cia Chieti Pescara Nicola Antonio Sichetti e Alfonso Ottaviano, l’assessore regionale alle Politiche sociali Marinella Sclocco, il direttore dell’Inps di Chieti Alessandro Romano, il presidente nazionale, regionale e il vice presidente provinciale dell’Anp, Vincenzo Brocco, Dino Bruno e Giovanni Rosa.
La Confederazione italiana degli agricoltori da tempo si sta battendo a favore della categoria che vede pensionati che “a differenza degli altri”, ha sottolineato il presidente Paolucci, “continuano a lavorare, e non capisco se lo fanno per passione o perché hanno bisogno di arrotondare la pensione; ma, a mio avviso, stare alla guida di un trattore ad età avanzata, diventa pericoloso”. Dopo aver sottolineato il “ruolo sociale” dell’agricoltore in pensione, “sia”, ha detto il presidente Sichetti, “di presidio del territorio, e soprattutto delle aree interne, sia di salvaguardia della famiglia”, Cia ha posto all’attenzione soprattutto la necessità di garantire pensioni più eque, per non ritrovarsi in futurocon agricoltori di prima fascia che potrebbero andare a percepire 297 euro al mese. Una pensione a dir poco da fame e assolutamente insostenibile: un tema su cui si sta lavorando anche a livello nazionale.
La fotografia che Cia ha scattato alla nostra regione parla di un indice di invecchiamento in netta salita. La popolazione residente in Abruzzo al primo gennaio 2015 è di 1.331.574 abitanti, di cui il 16,4% minori, il 61% di età compresa tra i 19 e i 64 anni, il 22,6% over 65 enni. Quindi, nei prossimi decenni, assisteremo ad una progressiva e continua crescita della popolazione over 65 enne pari al +40,4% nel 2035, crescita che si accompagna a una continua diminuzione delle nascite. L’indice di vecchiaia dal 2005 al 2016 ha avuto un incremento di 20 punti percentuali, da 156,1 a 180,1%. Se osserviamo la distribuzione della popolazione residente nel dettaglio per provincia, si evidenzia come in provincia di Pescara si registri una maggiore incidenza di popolazione in minore età, mentre è la provincia di Chieti quella con una maggiore presenza di anziani.
L’assessore Sclocco ha illustrato alla platea le novità del Piano sociale approvato ad agosto, stilato, ha detto, in maniera partecipata. Un piano che per la prima volta vede l’unione tra il sociale e il sanitario con il pubblico che lavora insieme al privato sociale, anche questa una novità, per evitare di sovrapporre i servizi, e che stanzierà importanti risorse da destinare al cosiddetto “invecchiamento attivo” a favore degli anziani.
Il direttore dell’Inps di Chieti Romano si è soffermato invece sulle novità delle pensioni, a cominciare dall’incremento dell’età di pensionamento (che per le lavoratrici dipendenti è di 65 anni e 7 mesi, per le lavoratrici autonome è di 66 anni e 1 mese e per i lavoratori dipendenti e autonomi è di 66 anni e 7 mesi), per continuare con il famoso Ape, l’anticipo pensionistico che consiste in un prestito da restituire nell’arco di 20 anni a cui si potrà accedere, in via sperimentale, dal 2017. Romano si è soffermato anche sull’Ape sociale che è una prestazione sociale erogata dallo Stato che non va restituita con la pensione. Ma purtroppo i lavoratori agricoli, nonostante la fatica spesa sui campi, non sono considerati appartenente alla categoria di lavoro usurante, rischioso o difficoltoso, che ha diritto all’Ape sociale.