La Regione Abruzzo inizia a disegnare i contorni entro i quali si muoverà l’indagine epidemiologica voluta dalla Direzione generale a seguito dell’inquinamento del sito di Bussi. Coinvolgerà migliaia di famiglie.
Sara un’indagine che coinvolgerà i consumatori finali di acqua potabile captata a valle dell’area industriale di Bussi. Il valore scientifico dell’indagine, inoltre, verrà supportato anche dallo studio delle abitudini delle famiglie interessate al consumo di acqua potabile, cercando soprattutto di capire il profilo del consumatore finale in relazione anche all’età. Questa mattina a Pescara il direttore generale, Cristina Gerardis, ha chiamato attorno ad un tavolo quelli che saranno gli attori principali, regionali e nazionali, chiamati a lavorare all’indagine epidemiologica: dall’Istituto superiore della Sanità all’Agenzia regionale della Sanità, fino alle Asl, allo Zooprofilattico e all’Arta.
“La presenza dell’Istituto superiore della Sanità (Isn) nella figura del direttore del reparto di Epidemiologia ambientale Pietro Comba – ha detto il direttore generale – è la conferma che vogliamo portare avanti un discorso serio dal punto di vista scientifico per dare risposte certe e autorevoli ai cittadini abruzzesi, chiaramente frastornati per non dire impauriti dopo i fatti emersi nella vicenda della discarica di Bussi. L’approccio che oggi ci ha proposto Pietro Comba ci sembra assolutamente condivisibile e la volontà degli enti regionali chiamati a partecipare attivamente all’indagine, è la conferma che siamo sulla strada giusta”.
Si partirà dunque dall’elenco delle utenze che hanno utilizzato l’acqua proveniente dai pozzi dell’area di Bussi.
“La finestra temporale dell’indagine – ha spiegato Pietro Comba – sarà presumibilmente dal 1995 al 2014. Nello specifico, intendiamo incrociare i dati di coloro che hanno consumato quest’acqua con degli indicatori di salute su ricoveri ospedalieri e cause mortalità registrati in regione per avere una misura della possibile maggiore diffusione di malattie legate al consumo dell’acqua e capire se esiste un nesso tra le due circostanze”.
Verranno inoltre creati due tavoli operativi che alla fine incroceranno i dati raccolti.
“Sappiamo benissimo di intraprendere un cammino che non sarà agevole – ha detto Cristina Gerardis -, ma mi sembra che sia forte anche la volontà politica di capire quanto ha inciso sulle nostre vite la vicenda dell’inquinamento dell’area industriale di Bussi. Mi sembra che questa sia l’unica strada percorribile in grado di dare risposte ai cittadini sullo stato della salute pubblica”.
Il prossimo incontro è stato fissato in aprile.