I Comuni lanciano un grido di dolore e coraggio. Il dolore per la perdita di vite umane e per paesi interi messi in ginocchio dalla natura che questa volta è stata davvero impietosa. E il coraggio che spinge forte per cercare di farcela, uscire da una condizione surreale, in cui in molti casi manca tutto.
Come se la macchina del tempo avesse riavvolto il nastro indietro di cent’anni: la corrente elettrica, i generi alimentari, i medicinali, il foraggio per gli animali e l’acqua. La viabilità è in tilt, le strade comunali ridotte a piccoli tratturi scavati nella neve, case isolate, strade provinciali o statali ridotte invece a una sola corsia di marcia che rende estenuante tentare di raggiungere la città. Stiamo parlando di piccoli Comuni come Campotosto, il paese del Parco nazionale del Gran Sasso che ha pagato il triste tributo di una vita persa sotto la tremenda valanga della frazione di Ortolano, dove l’83enne Enrico De Dominicis, non ce l’ha fatta. Ortolano è una frazione fantasma, fatta sgomberare dal sindaco Luigi Cannavicci con un’ordinanza. E infatti i suoi 21 abitanti sono stai trasferiti con gli elicotteri dei vigili del fuoco e della guardia di finanza all’hotel azzurro dell’Aquila.
Ma ci sono ancora 200 persone che non vogliono lasciare il loro paese, molti di loro sono allevatori che tentano il tutto e per tutto per non far perire di fame, di sete e di freddo le loro bestie. Una buona parte del centro storico è diventato inagibile con i forti terremoti di mercoledì, che hanno fatto crollare alcune case e anche il tetto del municipio, in piazza della Chiesa, municipio definito stabile e forte dalle perizie fatte dopo il sisma del 2009. Almeno 5 le abitazioni ora da abbattere, ma la situazione è tutta ancora da definire, perché con la neve che rende impraticabili gli accessi in paese è difficile operare. “Facciamo tutto a piedi, casa per casa”, spiega il sindaco. Intanto la popolazione è letteralmente ammassata nel piccolo villaggio map, dove 60 alloggi ospitano fino a 3 o 4 famiglie in contemporanea. Poi ci sono i cento volontari, ospitati nella casetta di legno che funge da Coc, il centro operativo comunale, che la notte diventa un dormitorio.
Manca il cibo: le scorte stanno finendo, i negozio alimentari sono inagibili e no n ci sono ancora container in cui ospitarli. Stabile inagibile anche quello della farmacia, fondamentale in questi luoghi così in quota e isolati. Ma Federfarma ha esaurito i container a uso farmacia e il sindaco sta valutando di trasferire il Coc nella sede della caserma dei carabinieri e ospitare la farmacia nella casetta di legno del Centro operativo. Oggi e nei prossimi giorni a Campotosto i pasti saranno portati tramite un catering, a occuparsene sarà il Centro operativo regionale.
Stesso discorso per Castel del Monte, sommerso dalla neve. Qui ci sono 40 volontari del Comune, della Croce Rossa e della Protezione civile locali al lavoro da 5 giorni per liberare le strade e i cittadini intrappolati per la tanta neve: in alcuni punti i cumuli arrivano a 5 metri di altezza. Quattrocento gli abitanti di Castel del Monte, moltissimi sono ancora come topi in trappola. “Stiamo facendo tutto da soli”, dice il sindaco Luciano Mucciante, nessun aiuto da fuori”. Intanto il Comune dell’Aquila continua ad aprire le porte del progetto Case agli sfollati del sisma e del maltempo, sotto il coordinamento dell’assessore all’Assistenza alla popolazione, Fabio Pelini: 52 famiglie di Capitignano – che è stato evacuato – 14 di Montereale, 4 di Campotosto, 2 di Amatrice sono state ospitate in diversi quartieri post-sisma.