Gli insospettabili nuovi poveri a Pescara. Un pensionato, avvicina i passanti lungo una via del centro chiedendo l’elemosina e forse una parola di conforto: “Sono stato sfrattato, vivo per strada, ho fame.”
Lo si incontra spesso in una via del centro di Pescara, nei pressi di piazza Salotto: è un signore tra i 65 e i 70 anni, distinto, discreto e ben vestito. Sembra un passante come un altro, eppure… Una storia drammatica la sua, di quelle che non ti aspetteresti mai: si avvicina ai passanti e con fare cordiale, quasi sussurrando, chiede qualche spicciolo per mangiare. Sul suo viso l’imbarazzo di raccontare la sua vita: è italiano, forse pescarese, ha subito un sfratto, ora vive in strada, non sa come e cosa mangiare, ha una situazione familiare difficile alle spalle, un rapporto ormai finito con la moglie. Chiede qualche spicciolo per sfamarsi. Non è un “barbone”, uno di quelli che siamo abituati a riconoscere nei vicoli della città o nei tunnel della stazione. Pensionato, dignitoso nel vestire e nel parlare: c’è chi gli dà qualche euro, e chi gli chiede il perché di quella condizione, soprattutto del perché non chieda aiuto. E’ uno di quegli insospettabili che va a mangiare alle mense della Caritas o di San Francesco, che fa fatica a raccontare la sua situazione, per pudore, per vergogna. Eppure, spiegano i responsabili delle strutture di accoglienza, di questi “insospettabili” ce ne sono diversi. Per lo più pensionati, divorziati, con una vita apparentemente normale ma che normale non è. Costretti a chiedere l’elemosina per strada per riuscire a sfamarsi, perché la pensione non basta. L’affitto è caro, e quando non ci si può permettere di pagarlo, arriva lo sfratto e si finisce in strada. Solo qualche tempo fa, un altro signore, probabilmente anch’egli pensionato, è stato notato dai passanti rovistare tra le cabine telefoniche di un’altra via del centro di Pescara, con la speranza di trovare qualche spicciolo lasciato nei telefoni pubblici. Anche in quel caso, la storia “dell’uomo delle cabine telefoniche” aveva profondamente colpito i suoi concittadini. Sono le storie di vita che fanno più male, perché quelle persone così discrete e “normali”, potrebbero essere i tuoi genitori, i tuoi nonni, tuoi amici o parenti. C’è chi parla di ripresa del Paese, eppure queste situazioni dimostrano che forse la realtà è un’altra, al di là dei numeri e dei decimali, dei grafici, delle proiezioni. La vita vera pone l’attenzione sui nuovi poveri che, ormai nuovi non sono più. Nelle mense cittadine, a Pescara come altrove, non ci sono solo i senza fissa dimora, gli extracomunitari, i profughi, arrivano sempre più spesso le persone della porta accanto, una porta sì, sempre che una casa dove vivere ce l’abbiano ancora.